La prima pagina di Granma - Ansa
«Ho avuto il privilegio di partecipare, circa sette mesi fa, a un congresso di giornalisti cubani. In precedenza, alcune settimane prima, c’era stato un congresso di scrittori e artisti del nostro paese, e posso assicurarvi che nei lunghi anni della Rivoluzione non avevo avuto la possibilità di assistere a due riunioni tanto proficue quanto quelle, da noi chiamate congressi, e che hanno avuto luogo durante la prima metà dell’anno: per discutere, e discutere davvero di problemi e temi di ogni tipo», diceva nell'Aula Magna dell’Università dell’Avana, il giorno 12 novembre 1999, Fidel Alejandro Castro Ruz. Per tutti il Líder Máximo
Questo a parole, perché nei fatti il pensiero unico aveva un unico giornale. Che uno a turno leggeva nelle fabbriche dei sigari, mentre le mani arrotolavano le foglie. Che si imparava ingoiando a memoria le colate di piombo senza un "a capo" con il resoconto pedestre su Granma del discorso chilometrico del leader alla folla acclamante in piazza sotto il viso stilizzato del "Che" nella celebre immagine regalata al mondo e al markerting planetaroio dal fotogravo Alberto Korda
Così ieri la controversa Legge sulla comunicazione sociale di Cuba, che ignora la stampa non ufficiale e consente la pubblicità per la prima volta dal trionfo della Rivoluzione comunista (1959), è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale del Paese caraibico oltre un anno dopo la sua approvazione parlamentare. La normativa è la prima di questo tipo sull'isola in 70 anni e combina l'allineamento politico dei media autorizzati, la regolamentazione degli 'influencer' digitali e una certa apertura a pubblicità e sponsorizzazioni.
Il testo è stato duramente criticato da varie Ong e media esterni all'orbita dello Stato, i quali sostengono che censuri contenuti contrari alla narrativa ufficiale e lasci alla deriva i giornali digitali indipendenti. Le norme vietano, tra le altre cose, la diffusione di informazioni che potrebbero "destabilizzare lo Stato socialista" sia nei media che nel "cyberspazio". Allo stesso modo, sottolinea che è consentita solo la legalità dei media legati allo Stato e al Partito comunista cubano. La Costituzione cubana del 2019 afferma che i media nazionali "sono proprietà socialista" e "non possono essere oggetto di nessun altro tipo di proprietà".