Gli ippopotami di Escobar hanno popolato il fiume Magdalena - Wikipedia-Commons
La stampa li ha ribattezzati «gli ippopotami della cocaina». In realtà, questi mastodontici animali che ormai affollano il Rio Magdalena, in Colombia, non hanno niente a che vedere con lo stupefacente. Tranne il fatto che a importare nel Paese i loro progenitori è stato il super boss, Pablo Escobar. Il capo del cartello di Medellín aveva una vera e propria passione per gli animali esotici: ne aveva tantissimi nella villa più famosa, l'Hacienda Napoles, a circa trecento chilometri da Bogotà. Tra questi anche quattro ippopotami. L'odissea di questi ultimi è iniziata nel 1993 alla morte di Escobar per mano della polizia. La Hacienda Napoles venne sequestrata dalle autorità e la relativa fauna distribuita nei vari zoo colombiani. Tutti, tranne gli ippopotami appunto. Spostarli era troppo costoso e complicato. I bestioni furono semplicemente lasciati là, nella segreta speranza, forse, che si estinguessero. E' accaduto, invece, l'esatto contrario: si sono riprodotti a dismisura, popolando l'intera regione tra Bogotà e Medellín. Attualmente se ne contano tra ottanta e 120: il gruppo più popoloso al di fuori dell'Africa. «Una bomba ecologica ad orologeria», secondo un recente studio pubblicato dalla rivista Biological Conservation. Gli ippopotami sono una specie non autoctona: la loro proliferazione - dovuta alla mancanza di predatori naturali che la ostacolino - sta mettendo a rischio il resto della fauna e modificando la composizione chimica dell'acqua del fiume Magdalena. Gli scienziati prevedono che il loro numero possa raggiungere quota 1.400 entro il 2034. Da qui la drastica proposta degli studiosi: la soppressione almeno di una parte degli animali. L'idea ha fatto inorridire l'opinione pubblica che si è schierata al fianco degli "ippotami della cocaina". A quasi trent'anni dalla morte, l'eredità di Escobar continua a dividere.