Joe Biden, secondo presidente cattolico degli Stati Uniti - Ansa
I politici cattolici che sostengono «la legislazione che consente l’aborto, l’eutanasia o altri mali morali» possono essere ammessi alla comunione? La questione, com’è noto, agita da tempo i vescovi americani (non tutti la pensano allo stesso modo) ed è tornata di attualità dato che il presidente Usa Joe Biden, cattolico, è favorevole alle posizioni pro-choice.
Tanto che, in vista di una pronuncia collettiva dell’episcopato statunitense, il presidente della Conferenza episcopale, José Horacio Gomez, ha inviato al prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Luis Francisco Ladaria, per informarlo che i vescovi si stanno preparando a scrivere tale documento e per sottoporre alla sua attenzione una bozza del testo, al fine di «una revisione informale prima della sua presentazione al corpo dei vescovi per il voto».
La risposta del porporato è contenuta in un lettera del 7 maggio scorso, di cui il Vaticano ha dato notizia ieri.
Ladaria, in sostanza, da un lato rimanda alla Nota dottrinale del 2002, dal titolo «Su alcune questioni riguardanti la partecipazione dei cattolici alla vita politica», pubblicata quando prefetto dell’ex Sant’Uffizio era l’allora cardinale Joseph Ratzinger (LEGGI QUI). Ma soprattutto raccomanda di procedere tramite il dialogo, per scongiurare il rischio che «la formulazione di una politica nazionale» su una questione «potenzialmente controversa», possa diventare «fonte di discordia piuttosto che di unità all’interno dell’episcopato e della più grande Chiesa negli Stati Uniti».
Dialogo innanzitutto tra i vescovi «in modo che essi possano concordare come Conferenza che il sostegno alla legislazione pro-choice non è compatibile con l’insegnamento cattolico», stante la già ricordata Nota dottrinale. E poi dialogo dei singoli vescovi con quei politici cattolici che che adottano posizioni pro-choice, in modo da «comprendere la natura delle loro posizioni e la loro comprensione dell’insegnamento cattolico».
Ad ogni modo, però, raccomanda il cardinale, ogni discussione sul tema «dovrebbe essere contestualizzata nella più ampia cornice della dignità di ricevere la comunione da parte di tutti i fedeli, anziché da parte di una sola categoria di cattolici». Sarebbe infatti «fuorviante – scrive Ladaria – se una tale dichiarazione desse l’impressione che l’aborto e l’eutanasia costituiscano da soli le uniche questioni gravi dell’insegnamento morale e sociale cattolico che richiedono l’intervento della Chiesa».