Il voto di ieri sera al Parlamento di Westminster: bocciate quattro alternative all'accordo della premier Theresa May con Bruxelles (Ansa)
Un'uscita senza accordo del Regno Unito dall'Ue diventa "ogni giorno più probabile". A dichiararlo stamane è stato il negoziatore dell'Unione Europea per la Brexit, Michel Barnier, dopo che ieri sera il Parlamento britannico ha bocciato di nuovo le 4 opzioni di piano B alternative all'accordo di divorzio raggiunto dalla premier Theresa May con Bruxelles. "Una Brexit senza accordo non è mai stato il mio auspicio ma diventa ogni giorno più probabile - ha affermato - Barnier. L'Ue dei 27 è ora pronta" a far fronte a questa ipotesi. "Non dimentichiamo innanzitutto che abbiamo già un accordo e che è stato concluso da Theresa May, il governo britannico, il Consiglio Europeo e il Parlamento Europeo il 25 novembre scorso, quattro mesi fa", ha dichiarato ancora Barnier. "Abbiamo cercato di fare in modo che il Regno Unito potesse lasciare l'Ue il 29 marzo, come il Regno Unito aveva previsto. Se il Regno Unito vuole ancora lasciare l'Ue in modo ordinato, questo accordo, questo trattato è e sarà l'unico".
"Abbiamo sempre detto che possiamo accettare un'unione doganale o una relazione sul modello Norvegia. La dichiarazione politica può essere adeguata. Se i Comuni non votano a favore nei prossimi giorni, restano solo due opzioni: un “no deal” o un posticipo più lungo dell'uscita", ha concluso il negoziatore dell'Unione Europea per la Brexit.
Questa mattina Theresa May ha riunito il governo nel disperato tentativo di salvare la sua versione di accordo sul divorzio dall'Unione. I ministri si incontreranno "per una riunione di governo politica", assenti i funzionari, della durata prevista di tre ore: sul tavolo le opzioni aperte al momento, quella di un no deal, un'uscita senza accordo il 12 aprile, di nuove elezioni politiche, di un secondo referendum.
Stando alle anticipazioni del Times, il cancelliere dello scacchiere Philip Hammond esorterà il governo a formulare una propria proposta di compromesso, o in alternativa ad ammettere che il Parlamento ha fallito e decidere a questo punto di sottoporre la questione un'altra volta agli elettori con un referendum, perché il partito ed il Paese non si possono permettere nuove elezioni.
Hammond ha già definito recentemente un secondo referendum "una proposta perfettamente coerente" che "merita di essere presa in considerazione". May potrebbe infine decidere di presentare ai Comuni per la quarta volta il suo piano, già bocciato in tre precedenti occasioni, legandolo questa volta ad un voto di fiducia sul governo, un'opzione “kamikaze” secondo molti parlamentari.
Ieri sera ai Comuni non è emersa una maggioranza né sulle due ipotesi di Brexit più soft (con permanenza della Gran Bretagna nell'unione doganale l'una, in un cosiddetto “mercato unico 2.0” l'altra), né in favore di un secondo referendum, né di una revoca dell'articolo 50 come alternativa a un no deal. L’opzione più vicina a passare è stata quella di una Brexit soft con permanenza nell’unione doganale, che ha ricevuto 273 sì contro 276 no.