I bimbi della scuola, al centro Bruno Pescia
La prima cosa che Bruno Pescia ha notato del Brasile è stato il volto serio dei piccoli della favela Garibaldi di Fortaleza, costretti a crescere troppo in fretta. Probabilmente, era stato un bimbo con il viso da adulto anche Paulo Henrique Soares Pereira, il 17enne che aveva massacrato suo figlio Andrea il 10 febbraio 2006. Quest’ultimo aveva lasciato l’Italia sette anni prima per lavorare nel turismo. Era, così, arrivato a Fortaleza, una delle perle turistiche del Gigante latinoamericano. Là si era fidanzato e aveva avuto un figlio, André Junior. Quel paradiso delle vacanze aveva ed ha, tuttora, una faccia oscura, fatta di violenza e diseguaglianza.
Era venuto da questa Fortaleza il killer che ha spezzato la vita di Andrea durante una rapina finita male.
«Le autorità non ci hanno nemmeno avvertito quando è morto. Ce l’hanno detto il giorno dopo. Subito ci siamo precipitati a Fortaleza», racconta Bruno Pescia. Un viaggio drammatico. «Le autorità ci hanno lasciati soli. Abbiamo dovuto fare noi le indagini che hanno portato all’arresto dell’assassino, poi condannato a 16 anni. In ogni caso, il giovane è fuggito nel 2013, mentre era in permesso premio».
Per sopravvivere a tanto dolore, la famiglia Pescia ha scelto una forma insolita di resistenza. Bruno e la moglie, Daniela Patron, hanno deciso di creare un luogo dove i bambini di Garibaldi imparassero a sorridere. È nata così, nel 2009, la Escola Andrea Pescia. «All’inizio avevamo 60 allievi, ora sono quasi 200 e ce ne sono altri cento in fila, solo non abbiamo i fondi – prosegue Bruno –. Oltre all’asilo per bimbi fino a sei anni, abbiamo anche un doposcuola per tenere i ragazzini lontano dalla strada. Lo sforzo economico è molto impegnativo, le difficoltà sono tante ma vedere i nostri alunni sorridere sempre ci ripaga di tutto. La Provvidenza, però, ci aiuta attraverso tante persone di buona volontà. Ad esempio, la direttrice, Maria Auremir Medeiros offre il suo lavoro gratuitamente».