domenica 1 settembre 2024
A Khan Yunis si è già cominciato, con il viceministro di Hamas. Nei Territori pesanti scontri a Jenin. Il Forum delle famiglie degli ostaggi: potrebbero essere nati i figli degli stupri
Un piccolo palestinese in attesa di ricevere le gocce del vaccino antipolio all'ospedale Nasser di Khan Yunis

Un piccolo palestinese in attesa di ricevere le gocce del vaccino antipolio all'ospedale Nasser di Khan Yunis - Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

All’ospedale Nasser di Khan Yunis, il viceministro della Sanità di Hamas Yusef Abu al-Reesh proclama l’avvio della campagna antipoliomielite. Davanti a lui, le infermiere immunizzano alcuni bambini. La mossa simbolica anticipa di un giorno il debutto delle vaccinazioni messe in piedi dall’Onu e dall’Organizzazione mondiale della sanità e gestite da decine di Ong. Solo il giorno precedente le forze israeliane avevano annunciato di essersi ritirate da Khan Yunis, dopo 22 giorni di combattimenti che hanno lasciato interi quartieri rasi al suolo. Ma la presa di Hamas sul territorio viene platealmente ribadita.

E la guerra continua. Lo stesso ministero denuncia 89 morti in una giornata, con il bilancio salito a 40.691. Testimoni riferiscono di scontri a Rafah e nel quartiere di Zeitun a Gaza City. Ucciso in un raid il capo della brigata centrale di Gaza della Jihad. Sulla mappa consegnata all’Onu dal Cogat (l’unità della Difesa israeliana incaricata del coordinamento logistico) sarebbero ridottissime le “oasi di tregua” in ciascuno dei tre settori in cui è stata divisa la Striscia. Si comincia oggi dal centro, con la gremita area umanitaria. Dopo tre giorni (quattro, se necessario), i vaccinatori si sposteranno al sud e, dopo altri tre, al nord. Obiettivo: immunizzare 640mila bambini sotto i dieci anni, con la seconda dose a fine settembre. «Non è l’ideale, ma è fattibile», ha commentato da Ginevra il funzionario dell’Oms per i territori palestinesi, Rik Peeperkorn. «Se tutti i pezzi del puzzle si combineranno», ha aggiunto.

È invece frantumato da tempo il puzzle della Cisgiordania, fatto di campi profughi dove i terroristi sono acclamati come «eroi» e insediamenti ebraici sempre più aggressivi. Nella notte tra venerdì e sabato è fallito un duplice attacco a villaggi israeliani. Un’auto è esplosa in una stazione di servizio a Gush Etzion: il palestinese che era a bordo è uscito ma è stato ucciso dalle forze di sicurezza. Due i feriti. Poco dopo, un palestinese è entrato nell’insediamento di Karmei Tzur su un’auto che è poi esplosa. Hamas ha elogiato la «doppia operazione eroica». La Jihad si è «congratulata» con i responsabili dell’«attacco coordinato». Si tratta di due ventenni che non risultavano affiliati a organizzazioni terroristiche. L’esercito ha circondato Hebron e altre località nel sud della Cisgiordania, da dove i due provenivano, e ha demolito un laboratorio che produceva ordigni. Sei gli arresti. A Hebron, seconda città sacra per gli ebrei, vivono centinaia di coloni. Altri 7.500 sono nella vicina Kiryat Arba. Attorno, oltre 200mila palestinesi.

All’altro capo della Cisgiordania, 200 chilometri a nord, pesanti scontri a fuoco si sono registrati nel campo di Jenin, dove le truppe avrebbero demolito numerose abitazioni e danneggiato gravemente le reti elettriche e idriche neutralizzando decine di ordigni piazzati lungo le strade.

Ma a deflagrare in Israele è stata la protesta dei familiari dei rapiti. Come ogni sabato sera, migliaia si sono radunati in “piazza degli ostaggi” per chiedere le dimissioni del premier Benjamin Netanyahu e un accordo immediato per riportare a casa i 107 nella Striscia. Con una forma di protesta choc, il Forum dei familiari ha diffuso un video che denuncia la possibilità che le donne stuprate abbiano dato alla luce i figli dei loro aguzzini. Le autorità ne hanno bloccato la pubblicazione integrale: nella versione di 20 secondi, si vedono in bianco e nero l’interno di un tunnel, la sagoma di un corpo femminile e il profilo di un pancione; si odono urla di dolore e il pianto di un neonato. «Queste voci non sono solo nella nostra testa – è il messaggio –. Esistono nelle profondità dei tunnel di Gaza. A più di 9 mesi dal loro rapimento… Devono essere portate a casa. Ora». Con la riapertura delle scuole, stamani molti studenti indosseranno una maglietta gialla, il colore della solidarietà con gli ostaggi.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI