sabato 29 giugno 2024
«E' una brava persona, straziante vederlo nel dibattito con Trump». Ma il giudizio è severo: «Per servire il suo Paese, dovrebbe lasciare». E rispunta il nome di Hillary Clinton
Joe Biden saluta i suoi sostenitori arrivando all'aeroporto internazionale Raleigh-Durham di Raleigh, in Carolina del Nord, dopo il dibattito ad Atlanta con Donald Trump

Joe Biden saluta i suoi sostenitori arrivando all'aeroporto internazionale Raleigh-Durham di Raleigh, in Carolina del Nord, dopo il dibattito ad Atlanta con Donald Trump - Reuters

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Gavin Newsom, Gretchen Whitmer, Michelle Obama, Kamala Harris. E – da non credere – Hillary Clinton. Sono i petali di un fiore amarissimo, nomi che potrebbero prendere il posto del candidato Joe Biden qualora il presidente decidesse di ritirarsi. O qualora il partito, l’opinione pubblica, i fedelissimi, la stampa, i sostenitori, i grandi donatori lo obbligassero a farsi da parte con una delle più meste moral suasion di tutti i tempi. A proposito dei quali, non resta grande margine: il 19 agosto si aprirà a Chicago la Convention democratica e a quell’epoca i delegati dovranno indicare chi sfiderà Donald Trump.

Il nome da scegliere rimane un rebus. Kamala, che pure fa parte del ticket indicato da Biden, non guadagna automaticamente il diritto a succedergli. Da qui l’ipotesi che la Harris possa essere sostituita da un vicepresidente forte, una sorta di badante di fiducia che prenda le redini dell’Amministrazione nel caso Biden decidesse (come pare caparbiamente insista per fare) di correre comunque. Ma alle spalle del retrobottega dem che cerca una soluzione disperata alla crisi di immagine provocata dall’imbarazzante performance del presidente si muovono i media che contano.

E allora rispunta il nome di Hillary Clinton, un usato sicuro che potrebbe affiancarlo e rimpiazzarlo nel caso di un crollo psicofisico durante il secondo mandato perché – come scrive sul Washington Post l’editorialista e Premio Pulitzer Kathleen Parker – «anche coloro che non hanno mai votato per lei avrebbero fiducia nella sua capacità di mantenere il Paese sulla retta via». Mesti pensieri. Come quello di Thomas Friedman sul New York Times: «Ho guardato il dibattito televisivo fra Biden e Trump in una camera d’albergo – ha scritto e ho pianto: in tutta la mia vita non ricordo un momento altrettanto straziante in una campagna presidenziale americana. Straziante proprio per quello che ha rivelato: Joe Biden, una brava persona e un bravo presidente, non ha alcuna possibilità di essere rieletto». Severo, il verdetto rilasciato ieri dal più importante quotidiano americano: «To serve his country, president Biden should leave the race», per servire il proprio Paese il presidente Biden dovrebbe abbandonare la corsa.

Da ieri, e forse non proprio da ieri ma almeno da un paio di mesi, rumoreggiano i grandi donatori. Che fare? Provare a convincere la first lady Jill a fare pressioni perché il marito si ritiri? Ma come persuadere Jill se è proprio lei a incoraggiare Biden a continuare?
Un sondaggio diffuso ieri afferma che il 60% degli elettori ritiene che Biden debba ritirarsi. «Non gli volterò le spalle», annuncia il governatore della California Gavin Newsom, ma tutti sanno che – in caso di rifiuto di Michelle Obama  potrebbe essere proprio lui il più promettente candidato alla Casa Bianca.

E a proposito di Casa Bianca, Donald Trump fa sapere che se riuscirà a tornarci farà nuovamente uscire gli Stati Uniti dagli accordi di Parigi sul clima. Ma prima che ciò accada, il tycoon dovrà vedersela con il verdetto della Corte Suprema che entro domani sera dovrà pronunciarsi sulla sua richiesta di immunità per aver cercato di annullare la sconfitta elettorale del 2020 partecipando in maniera ambigua ai disordini del 6 gennaio 2021 che portarono all’assalto al Campidoglio. Trump è accusato di “intralcio di procedura ufficiale”, reato riferibile a situazioni in cui le persone accusate cercano di manomettere o distruggere documenti che potrebbero essere usati come prove durante un processo. Il che potrebbe prima o poi costargli caro. Mai così zoppa fu una corsa alla presidenza.

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