Se un elemento è apparso chiaro dall'intervento virtuale di Joe Biden alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera di questa settimana, è che il nuovo capo della Casa Bianca teme lo strapotere di Russia e Cina, cresciuto a dismisura durante i quattro anni di «America First» di Donald Trump. E che ha bisogno dell'Europa per arginarlo. Ma mentre negli Stati Uniti la convinzione che Pechino e Mosca rappresentano minacce fondamentali per la democrazia occidentale è uno dei pochi punti di consenso bipartisan, gli europei sono meno intenzionati a salire sulle barricate. Soprattutto a causa del desiderio dell'Europa di mantenere ed espandere i legami commerciali con la Cina e le forniture di gas naturale dalla Russia.
Negli ultimi anni, mentre l'America si disinteressava al multilateralismo e perseguiva una guerra commerciale senza precedenti con Pechino, l'Europa ha infatti rafforzato la sua dipendenza dalla Cina a livelli una volta impensabili. L'anno scorso la Cina ha superato gli Stati Uniti come principale partner commerciale della Ue. La Germania, con i suoi settori automobilistici e ingegneristici, è spesso il motore della spinta europea in Cina. Ma Pechino ha corteggiato e conquistato con la promessa di investimenti anche molti Paesi più piccoli, in particolare dell'Europa centrale e orientale. Gli stessi Paesi che desiderano esplorare opportunità economiche con la Cina, restano però dipendenti dagli Stati Uniti per la loro sicurezza. La sfida per Biden è dunque quella di convincere l'Europa che, nonostante le opportunità economiche che la Cina rappresenta, aprire troppo a Pechino rischia di minare la stessa Ue, poiché la Cina userebbe la sua leva economica per creare un cuneo e dividere il blocco.
Similmente in salita la strada per convincere gli alleati del vecchio continente a fare causa comune con Washington contro la Russia. Se tutti sono d'accordo che Vladimir Putin ha tentato di manipolare in chiave anti-democratica e populistica le elezioni di varie nazioni occidentali, l'idea di isolare il Cremlino appare meno interessante a Berlino e Parigi che nella capitale Usa. La cancelliera tedesca Angela Merkel, ad esempio, è apparsa allergica alle pressioni americane affinché la Germania abbandoni il progetto di gasdotto Nord Stream 2 con la Russia, e a Monaco ha sottolineato che, se l'integrità territoriale dell'Ucraina è «così importante per gli Usa», occorre rendersi conto che «le sanzioni non hanno funzionato» e che a Mosca bisogna offrire «cooperazione». Analoga insofferenza è stata mostrata da Emmanuel Macron. «Se la Russia è un problema per l'Europa – ha sottolineato il capo dell'Eliseo – se ne deve occupare l'Unione Europea».
E se Europa e Stati Uniti «hanno una sfida comune nei confronti di Mosca, non hanno esattamente la stessa lista di priorità», ha chiarito il presidente francese, arrivando a consigliare agli Usa di focalizzarsi maggiormente sull'area del Pacifico piuttosto che sulla difesa dell'Europa.