Un fermo immagine da un video di propaganda del Daesh
Il Belgio rimpatrierà sei bambini orfani, figli di foreign fighter, tutti nati in Belgio, che attualmente si trovano nei campi controllati dai curdi in Siria.
Lo ha dichiarato il ministro belga delle Finanze, Alexander De Croo. "Questi sono bambini che sono nati nel nostro Paese e che oggi non hanno più genitori", ha affermato il ministro alla radio pubblica Vrt dopo la decisione presa dal Governo.
"Non ci sono scuse per le scelte fatte dai genitori di questi sei orfani, che sono ingiustificabili. Ma quelle sono le scelte dei genitori. Una parte di questi bambini sono stati rapiti e si trovano in circostanze talvolta orribili", ha aggiunto De Croo.
Dopo la morte dei loro genitori jihadisti, il ministro ha spiegato che sui sei orfani è stata condotta "un'analisi approfondita da parte dei Servizi di informazione della Difesa e dell'Organo di coordinamento per l'analisi della minaccia (Ocam)", che hanno dato il nulla osta al rimpatrio.
Al rientro in Belgio ogni bambino farà un percorso di reinserimento adeguato.
Non sono mancate critiche dopo questa decisione del Belgio: l'ex segretario di Stato per l'Asilo Theo Francken (N-VA) ha condannato la decisione, mettendo in dubbio che i bambini siano davvero orfani e prevedendo che il Belgio sarà costretto ad accettare anche il rientro delle loro madri jihadiste.
L'ANALISI. I jihadisti e la cittadinanza: un tema cruciale per l'Europa
Nei mesi scorsi si è molto discusso del caso di Shamima Begum, una delle tre adolescenti britanniche che nel 2015 andarono in Siria per unirsi allo Stato Islamico, e a cui il Regno Unito ha tolto la cittadinanza.
IL CASO Shamina Begum che a 15 anni si unì allo Stato Islamico privata della cittadinanza britannica