giovedì 5 dicembre 2024
La giovane, originaria del Kenya, ma residente a Milano, si era radicalizzata ed era in partenza per la Turchia per poi raggiungere la Siria
Un posto di blocco per sventare casi di terrorismo in Afghanistan nel settembre scorso

Un posto di blocco per sventare casi di terrorismo in Afghanistan nel settembre scorso - ANSA

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Sui social metteva «le emoticon dell'iconica bandiera nera» dell'Isis e scriveva «jihad (...) sta più a significare "lotta contro i nemici" (...) non vuoi meritare il livello più alto in Paradiso?». E a chi le diceva che la guerra santa «è solo per gli uomini» lei citava «l'esempio di "Aisha", seconda sposa di Maometto», faceva riferimenti al «suicidio a scopo terroristico» e diceva di essere una «supporter dell'Isis».

È il profilo di Hafsa Bakari Mohamed, la 19enne kenyota fermata cinque giorni fa all'aeroporto di Orio al Serio mentre si stava per imbarcare su un volo per andare a combattere in Siria, passando per la Turchia, per come emerge dall'ordinanza del gip di Milano Luca Milani. Nell'ordinanza il giudice parla del «proselitismo e della mitizzazione dell'integralismo religioso» portata avanti dalla ragazza, che viveva a Carugate, nel Milanese, soprattutto su «Instagram e TikTok», inneggiando sempre più agli «atti di violenza contro il mondo occidentale».

E della sua «ricerca spasmodica» di contatti in Medio Oriente, anche perché «i fatti di cronaca dell'ultima settimana hanno evidenziato come la Siria rappresenti oggi uno degli scenari in cui gruppi terroristici inneggianti alla Jihad risultano coinvolti in una guerra civile volta a destabilizzare il Governo locale».

La stessa ragazza, prosegue il giudice, faceva spesso riferimento «alla Muhajir, ossia «al sacrificio per la causa islamista». Sarebbe stata, secondo il gip, «completamente a disposizione della cosiddetta jihad». E ha mostrato anche una «ostinazione evidente nell'interrogatorio

Sui social mostrava, si legge, una pistola giocattolo, che poi le è stata sequestrata, e in una storia su Instagram si sarebbe fatta riprendere mentre sparava «con un fucile ad aria compressa». E dalle analisi sono venuti fuori i suoi contatti «con un utente» in Turchia, tale Yusif.

Già il 28 novembre era andata a Malpensa per chiedere informazioni per comprare un biglietto per la Turchia, sempre «vestita col niqab», che lascia scoperti solo gli occhi, con uno "zainetto" nascosto "sotto la giacca". Alla madre che le chiedeva al telefono dove fosse andata aveva risposto: «Mi dicevi che non sono tua figlia perché metto il velo?». Il 29, poi, era riuscita a prendere un biglietto «di sola andata con partenza il giorno dopo e destinazione finale «Ankara, con uno scalo ad Istanbul.

Interrogata dal gip ieri, la ragazza ha raccontato che voleva andare in Turchia per sposarsi con un 23enne che aveva conosciuto sui social. Ha ammesso «di avere idee conservatrici circa la religione islamica», dicendo di essere rimasta «scossa nel vedere le immagini di uomini e donne di fede musulmana torturati e bruciati», dove ci sono «guerre e persecuzioni. Ha detto ancora che in Italia non le è «possibile lavorare indossando il niqab» e che anche per questo voleva «fuggire.

In più, riassume il gip, ha sostenuto di condividere le idee dell'Isis su una «reazione armata», ma che non voleva andare in Siria per combattere, ma per «ammirare uomini e donne che lottano per salvaguardare il proprio credo in nome dell'Islam».

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