giovedì 23 dicembre 2010
Il sacerdote rischiava undici anni e l’espulsione per aver dato conforto morale ai nativi durante lo sciopero del 2009 contro la vendita di poderi in Amazzonia. Negli scontri ci furono 33 morti. Libero anche il reporter cattolico Acate. Quattro anni di carcere per 5 capi indigeni Il missionario: «Felice di poter restare, ma queste condanne sono ingiuste».
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È stato assolto. L’odissea di padre Mario Bartolini, il missionario italiano processato in Perù per un presunto delitto di «istigazione alla rivolta», è finita. Almeno per ora. Il suo avvocato, Constante Diaz, ha spiegato ad Avvenire che la procura ha già presentato un ricorso contro la sentenza di primo grado del tribunale dell’Alto Amazonas: «Ora si passa in secondo grado. Ma siamo tranquilli, la decisione verrà confermata. Gli argomenti che hanno determinato l’assoluzione sono chiarissimi. Padre Mario ha agito soltanto come religioso, non ha avuto un ruolo di leadership nella protesta. Ha soltanto accompagnato gli indios e i contadini che erano in sciopero, affiancandoli spiritualmente, in linea con la dottrina sociale della Chiesa cattolica». Rischiava 11 anni di carcere. Ma – soprattutto – rischiava l’espulsione dal “suo” Perù: un Paese nel quale ha speso oltre 30 anni di vita, sempre a lato dei più poveri e degli emarginati della regione amazzonica settentrionale. Le accuse contro il missionario di 72 anni emersero dopo la “tragedia di Bagua”: nel giugno del 2009, un decreto governativo – che avrebbe promosso gli investimenti privati nelle terre amazzoniche – accese le proteste delle comunità indigene. Dopo un lungo braccio di ferro fra gli indios e l’esecutivo, intervenne la polizia inviata direttamente da Lima: negli scontri morirono 23 agenti e 10 indios. Insieme a padre Mario è stato assolto il giornalista cattolico Giovanni Acate, direttore di Radio Oriente, l’emittente diocesana della provincia di Yurimaguas: «Il giudice ha riconosciuto che ha agito soltanto nelle sue funzioni informative, niente altro», sottolinea Diaz. Sono stati condannati a quattro anni di carcere, invece, i cinque esponenti delle comunità indigene Tapullima Adilia, Gorki Vasquez, Elias Sanchez, Javier Alava e Bladimiro Tapayuri. «Hanno già presentato tutti ricorso in appello», aggiunge l’avvocato di padre Mario. Per ora saranno sottoposti a libertà condizionata: ogni mese dovranno presentarsi in tribunale per riferire i propri spostamenti, dopo il pagamento di una multa di circa 3mila euro. «Sono contento di essere stato assolto, ma dovevano essere assolti tutti i dirigenti che hanno lottato per la stessa causa», ha dichiarato il missionario italiano ai microfoni di Radio Oriente. «La cosa più importante è la causa per la quale si sta lottando». Anche il legale del passionista ha assicurato che si tratta di una sentenza ambigua: le pene inflitte ai cinque indios rappresentano una «condanna della protesta stessa, che è un diritto garantito dalla Costituzione». Ma l’assoluzione del religioso e del giornalista sono state accolte con grande soddisfazione: «Il potere giudiziario è stato obiettivo. La politica è rimasta al margine, anche grazie alle pressioni internazionali in difesa di padre Mario», ammette Diaz. Il sacerdote passionista, originario di Roccafluvione (in provincia di Ascoli Piceno), nel 2006 si schierò con i contadini della regione amazzonica contro un grande gruppo economico, dedicato fra l’altro alla produzione del biodiesel. I nativi locali – allarmati dallo sfruttamento dei territori da parte di compagnie peruviane e straniere – hanno sempre trovato in lui un solido appoggio morale e spirituale. Una voce che – per alcuni – era diventata troppo scomoda. Ma padre Mario resta in Perù: i fedeli lo aspettavano ieri nella sua parrocchia di Barranquita. «Il popolo dell’Amazzonia – ha detto a Radio Vaticana il superiore generale dei Passionisti, padre Ottaviano D’Egidio – attendeva questa assoluzione perché la situazione è stata molto precaria e molto difficile, con alcune multinazionali che hanno invaso i territori. E la cosa è stata molto pesante anche per i piccoli contadini, ai quali padre Bartolini ha dato il proprio appoggio». E ha concluso: questa assoluzione è un «segno di una nuova nascita» a cui «il Natale fa da cornice».
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