Dopo che il vaso tedesco si è rotto, rimetterne insieme i cocci sarà veramente difficile. Per tutti, compresa quella “trionfante” Afd xenofoba e antieuropeista che ha già perso un pezzo poche ore dopo l'esultanza già agli exit poll: la co-presidente Frauke Petry, paradossalmente considerata l'anima moderata, non farà parte del gruppo al Bundestag.
Ma costruire un'alleanza sarà veramente difficile, anche per Angela Merkel che in dodici anni di cancelleria ha abituato tutti a evoluzioni da far impallidire un provetto surfista. L'ipotesi più probabile è quella "giamaicana" con i verdi e i liberali. Su alcuni punti siamo al livello di un'emulsione a base di olio e acqua. Due in particolare: l'Europa e i migranti. Sulle riforme europee, delle quali Merkel dovrebbe essere capofila (domani esprimerà la sua idea di riforma l'alleato storico Emmanuele Macron) Angela avrà grandi problemi con i liberali della Fdp (10,7% di consensi) e forse meno con i verdi (e il loro 8,9%) che comunque chiederanno conto del “piano nucleare” prolungato da Merkel . Un tema, quello europeo, che inevitabilmente porta al cuore del problema: l'immigrazione. Che ha dominato la sonnolenta campagna elettorale, ma solo e unicamente perché è rimasto sotto traccia. Una specie di tabù per Coalizione di governo e un manganello da brandire ad ogni occasione per l'estrema destra.
Sul tema, i liberali (dopo il ritorno a palazzo scontato il turno di stop del quadriennio passato) sono fermi al concetto dell'accoglienza «non illimitata», anzi nei proclami elettorali per avvicinarsi all'estremità destra del panorama politico hanno parlato esplicitamente di espulsioni consistenti contestando apertamente la cancelliera. Che all'interno dell'alleanza Cdu/Csu avrà il problema più rilevante. Già esploso nei mesi scorsi con lo scontro con i bavaresi della Csu e le misure (definite da molti «draconiane») sulle espulsioni degli immigrati che hanno segnato l'ultimo periodo di regno della Grande Coalizione.
Misure che ora i “bavaresi” giudicano insufficienti, attribuendo proprio a «Mutti» la colpa del sanguinolento ridimensionamento (hanno perso il 10%) dei cristiano-sociali proprio nella terra bavarese (peraltro segnata dagli attentati islamisti che strumentalmente sono stati ricordati ad ogni comizio dall'estrema destra). la questione tasse e, soprattutto, politica economica europea sarà un altro nodo da sciogliere (difficilmente) con la Fpd.
Infine Martin Schulz con i socialdemocratici che subito dopo gli exit poll hanno dichiarato chiusa l'esperienza di Grande Coalizione. Andranno all'opposizione, a fianco degli xenofobi dell'Afd. Con il paradosso, preconizzano già in molti, della possibilità sui temi sensibili di dover sostenere l'eventuale governo che dovrebbe uscire, comunque, dal cilindro di Angela Merkel. Gli stessi analisti che fanno un'altra previsione: il coniglio ancora non c'è nel cilindro, e i tempi perché possa materializzarsi rischiano di essere inusitatamente lunghi per la Germania. che dovrebbe passare da una "Grande" a una "Lunga Coalizione”.