Il premier francese François Bayrou - Reuters
Trentaquattro i ministri, compresi due ex premier. Diciassette uomini e altrettante donne. Diverse riconferme e nuovi ingressi di peso. Un governo di destra. È questa la formula scelta dal premier francese designato, il centrista François Bayrou, per il 46esimo esecutivo della Quinta Repubblica, il quarto in un anno e il sesto da quando è presidente Emmanuel Macron, eletto per il primo mandato nel 2017.
Queste le riconferme: agli Interni Bruno Retailleau, incarnazione dell’ala più a destra dei repubblicani; agli Esteri il centrista Jean-Noël Barrot; alle Forze armate Sébastien Lecornu, macronista ex repubblicano; alla Cultura Rachida Dati; all’Agricoltura Annie Genevard; alla Transizione ecologica Agnès Pannier-Runacher; al Lavoro, salute e solidarietà Catherine Vautrin. Alla Giustizia è stato nominato l’ex ministro degli Interni, Gérald Darmanin. Tra i nuovi ingressi spiccano quelli di due ex premier: Manuel Valls ministro dell’Oltremare (ieri era giornata di lutto per i morti del ciclone Chido a Mayotte) e Elisabeth Borne ministra dell’Istruzione e della ricerca. Al Territorio e alla decentralizzazione va François Rebsamen. A ricoprire il delicato incarico di ministro dell’Economia è stato chiamato Eric Lombard, direttore generale della Cassa depositi e prestiti della Francia e numero uno di Generali France. Marie Barsac diventa ministra dello Sport e Aurore Bergé responsabile dell’Uguaglianza e della lotta alla discriminazione. «Un collettivo d’esperienza per riconciliare e ricreare la fiducia con tutti i francesi» ha chiosato Bayrou.
Sulla casella della Giustizia si è assistito a una prova di forza del Rassemblement National di Marine Le Pen, che avrebbe fatto depennare all’ultimo momento il nome del repubblicano moderato Xavier Bertrand, acerrimo avversario di Le Pen.
Da sinistra si accusa il premier designato di essere tenuto sotto scacco dai lepenisti. «Non è un governo, è una provocazione. La destra estrema al potere sotto sorveglianza dell’estrema destra» ha commentato su X il segretario socialista Olivier Faure. «Bayrou aveva affermato che, a differenza di Barnier, non si sarebbe messo nelle mani del Rassemblement National, eppure è esattamente quello che ha fatto» ha accusato Marine Tondelier, segretaria dei Verdi. Da parte sua, il presidente del Rassemblement, Jordan Bardella, ha parlato di «coalizione degli sconfitti», promettendo che nel 2025 «più che mai, il Rn sarà presente per difendere e proteggere i nostri compatrioti, mentre aspettiamo un’alternativa».
In una lettera inviata ieri mattina al presidente del gruppo Destra repubblicana all’Assemblea nazionale, Laurent Wauquiez, e al presidente del gruppo dei repubblicani al Senato, Mathieu Darnaud, Bayrou aveva dichiarato di condividere alcuni punti cardine da loro indicati per l’azione di governo. In particolare, «l’ordine e la sicurezza» nonché l’urgenza di «rimettere in sesto le finanze pubbliche» attraverso «un’azione vigorosa di semplificazione amministrativa». Assicurava inoltre l’impegno a lavorare sulle «capacità di produzione industriali e agricole» affinché la Francia possa ritrovare «piena sovranità economica». E prometteva «un nuovo metodo di governo», fatto di «compromessi solidi e chiari, rispettosi delle posizioni di ciascuno».
Designato da Macron il 13 dicembre, subito dopo che il governo lampo di Michel Barnier era stato sfiduciato dall’inedita alleanza tra l’estrema sinistra di Mélenchon (La France Insoumise) e l’estrema destra di Le Pen, il 73enne Bayrou dovrà confrontarsi con un parlamento spaccato in tre blocchi: alleanza di sinistra (in chiave anti-Le Pen), macroniani e centristi, estrema destra. Per il 3 gennaio è convocato il primo Consiglio dei ministri.