Mark Zuckerberg (Ansa)
In seguito allo scoppio del caso Cambridge Analytica, società che avrebbe ricevuto, in violazione delle politiche della piattaforma, i dati di circa 50 milioni di utenti, utilizzati poi per fini di campagna elettorale, Facebook sta affrontando sempre più polemiche a livello globale sul ruolo che ha avuto nel permettere la diffusione di dati personali.
Lo stesso Mark Zuckerberg è stato invitato dal Parlamento Ue a chiarire "avanti ai rappresentanti di 500 milioni europei che i dati personali non vengono utilizzati per manipolare la democrazia", come scrive il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani in un tweet. Il fondatore di Facebook è stato convocato anche dalla Commissione Cultura, Media e Digitale del Parlamento britannico, per dire la sua sul "catastrofico fallimento" dei controlli.
Facebook intanto per il secondo giorno consecutivo registra perdite consistenti in Borsa: a Wall Street è arrivato a perdere il 5,18%. Tonfo anche per Twitter, che a New York cede il 9,15 e per Snapchat, giù del 3,87%.
Il caso che riguarda Cambridge Analytica e Facebook è emerso a seguito di alcune inchieste del New York Times e del Guardian secondo cui era stato possibile scoprire che attraverso un’applicazione il professore Aleksandr Kogan aveva raccolto i dati personali di milioni di iscritti che erano stati poi trasmessi senza autorizzazione a Cambridge Analytica per costruire un sistema che potesse profilare i singoli elettori statunitensi con l’obiettivo di creare una campagna pubblicitaria di stampo politico ad hoc.
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I fatti risalgono al 2015 e il social network aveva chiesto a tutti i soggetti coinvolti di cancellare tutti i dati acquisiti, cosa che non è stata fatta. Facebook è intervenuto sospendendo gli account di Cambridge Analytica e di tutti i soggetti coinvolti.
Il Garante Ue: manipolazione dati problema a livello europeo
Ma quanto fatto non è bastato per frenare l’indignazione e le preoccupazioni del mondo politico. Il Parlamento Europeo ha sottolineato la pesante violazione della privacy che gli utenti hanno subito ed ha già annunciato che sarà svolta un’indagine. Facebook, inoltre, dovrà comparire davanti alla Commissione d’inchiesta americana per il voto delle Presidenziali americane del 2016 per spiegare le implicazioni di Cambridge Analytica.
È intervenuto anche il Garante europeo della protezione dei dati (Gepd), convinto che la profilazione degli utenti abbia avuto un impatto sul voto in Francia, Regno Unito e Usa.
"La manipolazione dei dati" personali "è globale, ma non sono in grado dare una risposta se questi siano stati utilizzati dai social per offrirli a operatori politici italiani per influenzare le elezioni", ha tenuto a specificare il garante Ue.
L'apertura di un'eventuale indagine sulle elezioni italiane è quindi una prerogativa delle autorità nazionali che sono "competenti esclusivamente per quanto attiene alla loro giurisdizione" su cui "non c'è interferenza o istruzioni esterne" da parte Ue.
Resta che il problema dell'uso dei dati personali da parte di giganti del web rappresenta "una minaccia alle norme sociali e alla democrazia". La soluzione, ha spiegato il Garante Giovanni Buttarelli, può essere trovata non solo "nella gestione trasparente dei contenuti", anche se questa "può aiutare", ma soprattutto attraverso "una migliore applicazione delle norme sul trattamento dei dati, in particolare su informazioni sensibili come quelle legate alla salute e alle opinioni politiche e religiose".
Si apre l'indagine inglese sui server della Cambridge Analytica
Le autorità inglesi hanno chiesto un mandato per esaminare i server della società di analisi politica Cambridge Analytica per verificare l’eventuale presenza dei dati illegittimamente utilizzati. In particolare la responsabile dell'Authority britannica per la protezione della privacy ha detto che userà tutti i suoi poteri legali per investigare sull'entrata in possesso di dati personali da parte di Cambridge Analytica e Facebook: Elizabeth Denham ha annunciato alla Bbc che ha richiesto un mandato di perquisizione per i server di Cambridge Analytica, la compagnia che ha presumibilmente usato i dati forniti da Facebook per aiutare Donald Trump a vincere le presidenziali Usa del 2016. Denham ha detto alla Bbc che sta anche indagando su Facebook. L'accusa contro la Cambridge Analytica riguarda il fatto che ha acquisito dati personali con una procedura non autorizzata.
Facebook allontana il capo della sicurezza, Stamos
È di oggi un rapporto diramato dal New York Times che svela che Alex Stamos, che si occupava proprio della sicurezza delle informazioni sulla piattaforma di Zuckerberg, sta cambiando il ruolo che ha nella società. Questo spostamento arriva, si legge su Webnews, sulla scia di disaccordi interni che Stamos avrebbe avuto con altri top manager della compagnia, tra cui Sheryl Sandberg, su come indagare e divulgare le attività russe effettuate sul social network nel periodo precedente alle elezioni in cui è stato eletto Donald Trump. Stamos anche su Twitter ha confermato il suo cambio di ruolo dopo l'anticipazione del New York Times: "Nonostante i rumors, sono ancora completamente impegnato nel mio lavoro in Facebook. E' vero, però, che il mio ruolo è cambiato".
Come proteggere i propri dati su Facebook
Dopo il polverone su Cambridge Analytica, la società accusata di aver raccolto le informazioni di 50 milioni di utenti Facebook e di averle usate a fini elettorali, si sta diffondendo su Twitter l'hashtag #DeleteFacebook con cui gli utenti esprimono il disappunto per l'uso irresponsabile dei loro dati. Alcuni di loro raccontano di aver già cancellato i loro profili da tempo.
E in rete si leggono da più parti anche i consigli e le indicazioni sulle procedure da seguire per cancellarsi dal social network in poche mosse e per evitare che i nostri dati siano condivisi da terze applicazioni o servizi.
Parallelemente all'hashtag #DeleteFacebook emerge anche l'hahtag #WheresZuck, che in qualche modo richiama Mark Zuckerberg a un intervento pubblico in un momento così critico per la società che ha fondato. Finora il numero 1 di Menlo Park non si è
esposto, né ha rilasciato dichiarazioni.