I bus investiti dall'esplosione (Epa)
Stavano provando a scappare dall’inferno. Hanno trovato la morte. Un kamikaze a bordo di un furgoncino-bomba ha ucciso almeno 126 civili, compresi 68 bambini a nord della città di Aleppo in Siria. L’esplosione è avvenuta a Rashideen, nell’area in cui stazionavano gli autobus a bordo dei quali si trovavano le persone evacuate da Fua e Kafraya, le città del nord-est in mano al regime assediate dai ribelli. Le operazioni, che procedono in virtù di un’intesa tra Damasco e i ribelli, e coinvolgono circa 5.000 civili, sono precipitate inevitabilmente in una fase di stallo.
Il piano prevede l’evacuazione di Zabadani e Madaya, nel Rif di Damasco, assediate dai miliziani di Hezbollah, in cambio dei villaggi di Kefraya e al-Foua, nel Rif di Idlib, assediate dai ribelli dell’opposizione armata. Secondo gli attivisti, lo stop alle operazioni è dovuto a dispute sorte nelle ultime ore tra il regime e i miliziani islamisti. Alcuni convogli di bus, sui quali viaggiano migliaia di persone, restano bloccati alla periferia di Aleppo, proprio nella zona dell’esplosione. «La situazione è difficile.
La gente non dorme e non mangia da un giorno dopo aver viaggiato per quasi mille chilometri», hanno dichiarato fonti sul posto. Il trasferimento dalle quattro località, facilitato dalla Mezzaluna Rossa siriana, dovrebbe proseguire nelle prossime settimane. Almeno, questo era l’accordo. Che prevede lo svuotamento quasi totale delle quattro località interessate e la creazione di “cantoni omogenei” dal punto di vista confessionale: sunniti da una parte e sciiti dall’altra.