Il comune di Courbevoie, nella periferia parigina - Tangopaso - Wikimedia Commons
In Francia, la questione antisemita irrompe nuovamente nella campagna elettorale express che sta cambiando i connotati della politica transalpina, dopo la scelta del presidente Emmanuel Macron di sciogliere l’Assemblea Nazionale, nella scia del trionfo dell’ultradestra xenofoba lepenista alle Europee.
Un sordido dramma emerso dalle cronache ha riacceso l’attenzione sul flagello dell’antisemitismo, cresciuto in modo esponenziale dallo scorso autunno, secondo tutti gli indicatori: a Courbevoie, comune della banlieue parigina a ridosso dei grattacieli della Défense, una 12enne di famiglia ebraica è stata violentata da due 13enni, che l’avrebbero anche minacciata di morte, ingiuriandola con frasi chiaramente antisemite e riferite pure a Israele, secondo quanto la ragazza ha raccontato agli inquirenti. I 13enni sono stati iscritti nel registro degli indagati. Coinvolto pure un 12enne, anch’egli già in stato di fermo.
Pur imponendo una certa prudenza, il dramma riaccende le polemiche, anche nella comunità ebraica, sull’ampiezza di una piaga che la Francia non è mai riuscita a sconfiggere.
Da più parti, si accusa il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon, che minimizza il fenomeno, dopo aver rifiutato di condannare i raid omicidi di Hamas come terrorismo. Sul fronte opposto, l’ultradestra xenofoba denuncia ormai la piaga antisemita, cercando di far dimenticare i foschi trascorsi del clan Le Pen, legati in primis al « patriarca » Jean-Marie.
Intanto, il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha appena dichiarato di voler proporre lo scioglimento del gruppo di ultradestra Gud, «che fa affermazioni antisemite estremamente gravi» ed è «amico» pure degli attuali vertici lepenisti.