Per Sasha si era mobilitata anche l'Italia, nella speranza che il bambino fosse riuscito a raggiungere il nostro Paese con altri gruppi di profughi. Un servizio del Tg5 aveva mostrato un bambino somigliante a Sasha, ma la trasmissione Chi l'ha visto aveva segnalato che la madre aveva smentito che quelle immagini ritraessero suo figlio. L'appello era stato condiviso anche sulla pagina social del Consolato onorario di Ucraina a Cagliari lo scorso 24 marzo.
Il corpo di sua nonna è stato trovato quasi subito, quando è stato possibile recuperare la barca affondata dai colpi russi sul fiume Dnepr. Del nipote, Sasha, 4 anni, invece nessuna traccia: non si trovava il suo giubbotto di salvataggio da nessuna parte e allora, si è cominciato a sperare che il piccolo fosse scappato via, lontano dagli spari, con ancora addosso la cintura salvagente.
Che forse ce l’avesse fatta a salvarsi. Tanto che i genitori avevano iniziato a pensare che del loro figlio si fosse preso cura qualcuno, una persona dall’animo generoso, che l'avesse portato al riparo, magari persino all’estero.
E invece, no. Sasha come Olena, Polina, Pavlo, Andriy e chissà quanti altri bambini ucraini è stato ucciso. Sul corpo sono stati ritrovati segni di un proiettile, ha riferito sua madre Anna nel messaggio in cui ha confermato la morte del figlio. «Ringrazio chi ha aiutato nella ricerca – ha scritto ancora in un post su Instagram la donna – ringrazio tutti per le preghiere e la fede, grazie per il sostegno. Sashenka, il nostro angioletto è già in cielo. Oggi la sua anima ha trovato pace».
Non si sa molto di più delle circostanze, non si sa con esattezza dove sia stato ucciso, né se mentre circolavano gli appelli sulla sua scomparsa, il suo corpo fosse già senza vita. Soprattutto non si può comprendere perché queste atrocità vengano commesse contro minori innocenti, contro civili: quelli che masticano la real politik affermano solo che è così la guerra. Così terribile, così ingiusta, bisogna aggiungere.
Olga, Oleksandra, Timur e Yevgeniy non li conosceremo davvero, non riusciremo a raccontare le loro storie. Non sapremo nulla dei loro desideri, del loro modo di sorridere, delle smorfie che facevano quando erano arrabbiati o dei giochi che hanno adorato. Per noi occidentali continueranno, in moltissimi casi, a essere numeri dentro a una tragedia senza fine: secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite finora in Ucraina sono stati registrati 1.480 morti tra i civili e 2.195 feriti. Tra questi ci sono 61 bambini, cifra che potrebbe risultare più alta una volta emersi i dati relativi alle aree in cui sono in corso scontri tra le forze russe e ucraine. Ad esempio, per regioni come Donetsk, Kharkiv, Luhansk e Sumy, tra le altre, dove vi sono evidenze e prove di un numero elevato di vittime civili.
Anche di Sasha, a dire il vero, si è sempre saputo poco ma a differenza di altri bambini la speranza che “Sashenka” potesse essere ancora vivo è rimasta accesa per settimane, così come la speranza di tanti che questa guerra l’hanno sempre rifiutata e oggi purtroppo si devono rassegnare non solo a vedere immagini terrificanti, ma soprattutto a elaborare un lutto che è sempre più enorme, quotidiano e incessante.
Sasha era in compagnia della nonna nel distretto di Vyshhorod quando sono iniziati gli attacchi dell'esercito russo. Tantissime persone sono rimaste bloccate a causa dei ponti bombardati e delle strade bloccate dalle truppe russe. E dunque i due hanno provato insieme la fuga: si sono ritrovati sotto l’attacco russo su una barca con altre persone a cercare di attraversare il fiume Dnepr. I genitori hanno continuato a credere con tutte le forze che Sasha fosse sopravvissuto, lanciando un appello in Ucraina e dovunque fossero arrivati rifugiati, anche in Italia, credendo che forse l'impossibilità di comunicare fosse l'unico motivo che impediva di avere notizie di Sasha.
I giorni sono passati in preda alla disperazione. Poi, dopo quasi un mese di attesa, è arrivata la telefonata: il corpo senza vita di Sasha è stato recuperato. La notizia è stata confermata dal ministro dell'Istruzione ucraino Inna Sovsun.
Va ricordato che
per Sasha si era mobilitata anche l'Italia, nella speranza che il bambino fosse riuscito a raggiungere il nostro Paese con altri gruppi di profughi. Un servizio del Tg5 aveva mostrato un bambino somigliante a Sasha, ma la trasmissione Chi l'ha visto aveva segnalato che la madre aveva smentito che quelle immagini ritraessero suo figlio. L'appello era stato condiviso anche sulla pagina social del Consolato onorario di Ucraina a Cagliari lo scorso 24 marzo.