Takahiro Kitsunai è un contadino di Namie, cittadina a pochi chilometri dalla centrale nucleare di Fukushima. Il 9 marzo 2011 è stato costretto a lasciare la sua fattoria e a trasferirsi in uno dei container trasformati in miniappartamenti insieme a decine di migliaia di sfollati. Da allora è diventato uno dei rappresentanti del Fukushima Network for Saving Children from Radiation, una delle organizzazioni più attive nell’informare la popolazione su come proteggere i bimbi dalle radiazioni che continuano a fuoriuscire dai reattori.
Le notizie che giungono da Fukushima sono contraddittorie. Come si fa a capire che cosa sta accadendo?Noi cerchiamo di recuperare informazioni da tecnici e operatori che lavorano sul luogo o che, in modi diversi, riescono ad entrare nella zona per vedere di persona la situazione. In questo modo abbiamo constatato che le misurazioni degli enti ufficiali erano falsate e le notizie diffuse troppo ottimiste.
Molti evacuati, piuttosto che vivere nelle “case temporanee” si sono trasferiti. Voi, invece, siete rimasti. C’è, quindi, ancora speranza?Fino a qualche mese fa avevamo speranza, ma ora sta svanendo. Abbiamo perso tutto, casa, lavoro, amicizie, sicurezza, ma a questo è possibile rimediare. Ciò di cui, invece, non potrà esserci rimedio è la completa sfiducia verso le autorità che, con le loro bugie e la loro incompetenza, ci stanno portando alla morte. Ecco perché sempre più persone se ne vanno.
Alcune organizzazioni antinucleari puntano sul sensazionalismo, screditando molte associazioni serie.È vero e ciò mette in difficoltà anche noi che cerchiamo di informare sulla base dei fatti. Ma i gruppi a favore del nucleare giocano sul fatto che la conoscenza media della scienza è molto bassa. Spesso sparpagliare dati è esso stesso indice di insicurezza.