L'Osservatore rileva anche come "la vittoria sul candidato repubblicano, Mitt Romney, alla fine si è rivelata più ampia del previsto. Secondo le ultime proiezioni, Obama avrebbe infatti conquistato 303 grandi elettori - ben oltre i 270 necessari per accedere alla Casa Bianca - vincendo praticamente in tutti gli swing States, dall'Ohio, al Nevada, fino alla Virginia. E se dovesse aggiudicarsi anche la Florida, dove è in lieve vantaggio, Obama potrebbe raggiungere i 332 grandi elettori". Il Paese però, sottolinea il giornale della Santa Sede, resta diviso, anche perchè la Camera resta nelle mani dei repubblicani.
"Non sarà facile quindi - rileva il giornale vaticano - per il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti affrontare le molteplici sfide che lo attendono, sia in campo politico che economico". "Perché - si legge ancora - oltre alla retorica dei discorsi pronunciati sull'onda del successo, le questioni da affrontare nei prossimi quattro anni non sembrano davvero agevoli da superare. A cominciare dall'enorme debito pubblico -che l'amministrazione deve riuscire ad arginare senza però avviare una dinamica di recessione- fino a delicati rapporti, non solo economici, con la Cina che, vale la pena ricordare, detiene un'enorme quantità di titoli di Stato a stelle e strisce".
"Un dato - sottolinea l'Osservatore romano - è comunque certo: l'ondata di speranza in un cambiamento radicale montata quattro anni fa è ormai esaurita". "Gli Stati Uniti - si spiega - hanno scelto la continuità, preferendo non azzerare il cammino intrapreso nel 2008, ma l'entusiasmo palpabile in occasione della prima elezione di Obama è ormai solo un ricordo. Ad onor del vero bisogna sottolineare come il presidente sia entrato per la prima volta in carica prendendo le redini di un Paese che, con terrore, stava affrontando una crisi finanziaria senza precedenti dal 1929".
"Ora - puntualizza l'Osservatore - il sistema è più solido e questo certamente grazie alle iniziative dell'attuale amministrazione. Ma resta da fare ripartire il mercato del lavoro, così come, in campo internazionale, resta da completare il ritiro dall'Afghanistan e gestire - piuttosto che subire - le dinamiche della cosiddetta primavera araba".