Francesco ha spedito oggi tre tweet, tre messaggi al mondo intero, per invitare alla preghiera per i cristiani iracheni e tutte le comunità perseguitate. Per tutti coloro che hanno perso casa, lavoro e spesso tanti cari.
Nel
primo tweet ha scritto: Chiedo a tutti gli uomini di buona volontà di unirsi alle mie preghiere per i cristiani iracheni e per tutte le comunità perseguitate.
Nel secondo: Vi prego di dedicare un momento oggi alla preghiera per tutti coloro che sono costretti a lasciare la loro casa in Iraq. #prayforpeace. E infine
nel terzo, lanciato nel tardo pomeriggio: Signore, ti preghiamo di sostenere coloro che in Iraq sono privati di tutto. #prayforpeace.
Il primo tweet di Papa Francesco arriva poco dopo l'annuncio vaticano che il Pontefice ha nominato il cardinale
Fernando Filoni suo inviato personale nel nord dell'Iraq, per esprimere la sua vicinanza spirituale alle popolazioni che soffrono e portare loro la solidarietà della Chiesa.
Il cardinale Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, è stato
nunzio in Giordania e Iraq dal 2001 al 2006, e come è noto
fu l'unico rappresentante diplomatico a rimanere sempre a Baghdad", anche durante l'intervento militare degli Stati Uniti.
Il direttore della Sala Stampa vaticana,
padre Federico Lombardi, ha precisato che è ancora "presto" per i dettagli della missione, che avverrà "nei prossimi giorni". È tuttavia prevedibile, ha risposto Lombardi ai giornalisti, che Filoni "desideri arrivare in Kurdistan".
Annunciati da Obama ieri sera (la notte italiana), i raid Usa contro le postazioni dell'Isis nel nord dell'Iraq sono cominciati
alle 6.45 del mattino ora di Washington (le 12.45 in Italia): lo ha reso noto il portavoce del Pentagono, John Kirby. Due bombardieri FA 18 hanno sganciato due bombe a guida laser da oltre 226
chilogrammi ciascuna contro pezzi di artiglieria mobile in prossimità di Erbil. l ribelli islamici stanno usando l'artiglieria per bombardare le forze curde poste a difesa di Erbil, dove si trova del personale Usa.Gli attacchi sono stati autorizzati dal presidente Barack Obama per proteggere i quasi centomila cristiani cacciati e per impedire il genocidio di decine di migliaia di yazidi rifugiatisi su una montagna per sfuggire ai combattenti dello Stato Islamico che minacciano di sterminarli.
Aerei americani stanno lanciando viveri, acqua e medicinali ai civili sfollati.
Anche la Gran Bretagna ha annunciato un intervento umanitario con lancio di generi di prima necessità per le popolazioni in fuga.
Il Papa invia il cardinale Filoni«Chiedo a tutti gli uomini di buona volontà di unirsi alle mie preghiere per i cristiani iracheni e per tutte le comunità perseguitate».
Il porporato "farà presente alle autorità l'interesse e la preoccupazione del Papa" ed è previsto che porti alle popolazioni colpite anche "un contributo economico da parte del Santo Padre". I nunzi apostolici "della regione", inoltre, sono stati "incaricati di far presente sia alle autorità politiche e civili, sia alle Chiese locali, l'appello del Papa per l'Iraq" diffuso ieri, ha detto Lombardi. Vi è infine in "progetto" un "incontro dei nunzi apostolici a Roma", che si svolgerà "più in là nel tempo" e, più specificamente, "può essere messo in cantiere a settembre"
L'avanzata jihadista: conquistata la diga di MosulLe milizie jihadiste sunnite dello Stato islamico si sono impadronite della
diga di Mosul, il più grande bacino artificiale dell'Iraq che regola l'approvvigionamento di acqua ed elettricità in una vasta zona: lo hanno reso noto fonti del governo autonomo regionale curdo.
L'Onu condanna la «persecuzione» delle minoranze religioseIl Consiglio di
sicurezza dell'Onu, in una dichiarazione approvata
all'unanimità, ha chiesto alla comunità internazionale di
sostenere il governo iracheno, condannando le violenze dell'Isis
e quella che viene definita una vera e propria "persecuzione"
delle minoranze religiose in Iraq.
L'ayatollah al-Sistani: fermare i jihadistiLa massima autorità
religiosa irachena, il grande ayatollah Ali al-Sistani, ha
rivolto un pressante appello a tutti gli iracheni affinché si
uniscano per far fronte al "grande pericolo" rappresentato dai
jihadisti dello Stato Islamico.
Nel sermone del venerdì l'ayatollah ha accusato i politici iracheni di essere i responsabili della disgregazione del paese.