In corso, a Vienna, i colloqui sulla crisi siriana con la partecipazione per la prima volta dell’Iran. Unità e flessibilità: questo l’auspicio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, rivolto ai partecipanti. Obiettivo dei lavori: porre fine a un conflitto che dal 2011 ha causato 250 mila morti, ma anche trovare un difficile accordo sul ruolo del presidente Assad. Intanto, sul piano umanitario la Comunità di S. Egidio rilancia l’appello “Save Aleppo”, “salvare Aleppo”, la città siriana, ormai agonizzante.
Aleppo sta morendo e nessuno ha fatto niente! Non hanno fatto niente le politiche nazionali, non hanno fatto niente le organizzazioni internazionali… E se muore Aleppo, Aleppo on rinascerà. E’ una città della convivenza tra musulmani e cristiani, patrimonio dell’Unesco. E' un mondo che significava molto, perché Aleppo era un messaggio e sta finendo assediata: non ha acqua, non ha luce elettrica e non ho sentito una sola parola su questo.
Le diplomazie internazionali sono riunite a Vienna. Può esistere una soluzione politica alla crisi siriana, senza una soluzione umanitaria?
Lasci cadere "politica", "umanitaria": ci vuole una soluzione, perché questa guerra è una vergogna dell’umanità! E’ una vergona di una comunità internazionale indifferente. E’ una guerra che ha prodotto un mostro come l’Is. Io credo che tutto questo sia sulla bilancia dell’irresponsabilità, dell’impotenza e anche – naturalmente – della follia di un governo, di gruppi armati che si sono sempre radicalizzati. La colpa non è solo all’estero, ma è colpa anche di questa realtà siriana. Però, credo che noi dovremmo fare qualche cosa, perché non si può lasciare morire un Paese così.
Innanzitutto corridoi umanitari, suggerisce la Comunità di S. Egidio. Come è realizzabile un’eventualità del genere con forze sul campo con le quali non è possibile dialogare?
Non è detto che non sia possibile dialogare. Con molte forze sul campo, con parecchie è possibile dialogare, solo che non si è dialogato...
Nel dramma siriano spicca la situazione – certo non la sola, chiaramente – della comunità cristiana. La fuga è l’unica soluzione?
La comunità cristiana soffre molto, ma soffrono anche molto i musulmani. La Siria non è solo un dramma cristiano, ma è anche un dramma cristiano. Ci sono 200 assiri rapiti, dei quali non si sa che fine abbiano fatto nelle mani dell’Is. I cristiani fuggono e anche questa è una perdita irreparabile. Io nella vergogna dell’umanità, che è il dramma di Aleppo, vedo questa situazione incredibile: vedo il dramma dei cristiani e della convivenza islamo-cristiana. La perdita dei cristiani è un danno irreparabile per lo stesso islam e lo si vedrà nei prossimi decenni.
(Giancarlo La Vella, Radio Vaticana)