martedì 1 agosto 2023
Da Forlì 350 ragazzi con il vescovo Corazza e nove sacerdoti. Molti di loro hanno subito i danni dell'alluvione, ma sulla partecipazione alla Giornata mondiale della gioventù non hanno mollato
"Romagna mia" risuona a Lisbona: «L'importante è esserci»

Risuona “Romagna mia” all’aeroporto di Beja. I 160 giovani che partecipano alla Gmg di Lisbona in arrivo da Forlì col primo dei due charter non fanno tempo a toccare terra che si mettono a cantare l’inno di casa. La canzone di Secondo Casadei, dopo l’alluvione del 16 maggio scorso, è sempre più il brano che identifica quell’ultimo lembo di pianura Padana che arriva fino al confine con le Marche ed è delimitato dall’Appennino tosco-romagnolo.

Il vescovo Livio Corazza con nove sacerdoti accompagna i 350 ragazzi in tutto che hanno deciso di prendere parte all’appuntamento con papa Francesco, con i 65 mila italiani. Tra loro ci sono alcuni che hanno subito l’alluvione, ma non hanno mollato sulla presenza alla Gmg.

Gioele Foschi, 19 anni, è fresco della maturità informatica all’Iti di Cesena. Risiede nella parrocchia di San Paolo, in zona San Benedetto, una delle più disastrate della città di Forlì. “Ho avuto più di mezzo metro d’acqua in casa, al primo piano. Avevo già deciso di venire qua e ho tenuto duro, nonostante quello che è successo. Avevo anche pensato di rinunciare, ma i miei genitori hanno insistito perché partecipassi”. Gioele è qua con nove amici della parrocchia, con don Thomas, giovane sacerdote proveniente dal Togo, appena rientrato dal campo con gli acierrini. La cugina di Gioele, Irene Fiori, 18 anni, anche lei coinvolta dal fango del maggio scorso, non è voluta mancare. “Sono contenta di esserci”, dice, facendo capire che la scelta è stata presa, ma è anche costata non poca fatica.

Giacomo Bendandi, 17 anni il prossimo ottobre, è ancora fuori casa, dopo il metro d’acqua e fango che hanno invaso la sua abitazione. Con i genitori e i suoi tre fratelli è ospite dai nonni che abitano in una frazione di Forlì, a San Martino in strada. “Forse torneremo a casa verso dicembre – racconta -. Dobbiamo rifare tutto l’intonaco. I danni sono stati notevoli. Tanti volontari arrivati anche da fuori città ci hanno aiutato a spalare il fango e a togliere l’acqua. Con loro sono intervenuti pure tanti amici e parenti”. Nonostante tutto, Giacomo ha deciso di partire per il Portogallo, dove si aspetta di vivere giorni di “incontri intensi con altre culture e importanti per il mio cammino personale”.

Tra chi si è adoperato per la partecipazione dei ragazzi alla Gmg, anche se colpiti dai disastri dell’alluvione, c’è la diocesi di Faenza-Modigliana. La Chiesa locale e il vescovo Mario Toso sono intervenuti per ridurre la quota “affinché nessuno rimanesse a casa”, per nessuna ragione. Da Lisbona, il messaggio che giunge dalla Romagna alluvionata è chiaro: l’importante è esserci. E nessuno può mancare.

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