I bambini del Centro culturale "La Piccioletta Barca"
A tracciare la rotta de La Piccioletta Barca, Centro di cultura per bambini e ragazzi che ha sede nella periferia Ovest di Milano - multietnica, multilingue e spesso in debito culturale rispetto al centro della città - è la sincerità disarmante di Gabriele, 13 anni, che dopo le medie vorrebbe iscriversi al liceo delle scienze umane.
“Io non lo conoscevo questo posto, è stata mia madre a parlarmene per la prima volta, quando ero ancora alle elementari. Ogni tanto, per la verità, mi dimentico che ci devo venire… Poi però arrivo sempre in tempo ai nostri incontri. E la mia giornata migliora”. È il sorriso timido di Brissa, 14 anni e un grande talento per la musica, quando racconta la gioia per l’ammissione al Liceo musicale del Conservatorio. “Avevo lavorato tanto con Pinuccia, l’insegnante di piano, per prepararmi. Il giorno dell’esame, però, mi sembrava che avessero tutti più esperienza di me. Perché io, prima di arrivare alla “Piccioletta”, avevo iniziato a suonare da sola, guardando i video su Youtube. E ora mi emoziono ogni volta che penso ai progressi che ho fatto da quando suonavo a mani separate…”.
È la luce negli occhi di Carol e di Laura, le mamma di Gioia ed Elisabetta, che guardano con fiducia a tutte le opportunità che il futuro potrà riservare alle loro figlie, determinate nel sostenerle nelle scelte che faranno. Ed è soprattutto l’entusiasmo di Beatrice Gatteschi, la presidente de La Piccioletta Barca, che con Roberto Maier e Lucia Cauchi ha dato vita a questa avventura.
“Ho sempre amato stare accanto ai più giovani per trasmette loro la mia passione per i classici.
E ho sempre avuto il desiderio di creare qualcosa per mettere a disposizione di tutti il patrimonio della nostra cultura. Sognavo di creare una “scuola popolare” sull’esempio di Don Milani a Barbiana. Un luogo dove diffondere l’amore per il sapere e promuovere le pari opportunità di studio e crescita educativa per tutti i ragazzi, indipendentemente dal contesto sociale ed economico in cui vivono. Perché la periferia non deve rappresentare un limite, segnare un confine dove le aspettative possono essere solo al ribasso. Deve essere un punto di partenza da cui aprire lo sguardo verso il mondo e verso le possibilità. Così, un giorno – prosegue Gatteschi - mi sono detta “ora o mai più” e ho lasciato il mio lavoro per dedicarmi a questo sogno. Era il 2016 e insieme ad alcuni amici abbiamo varato la nostra “Piccioletta barca”.
Il nome viene da Dante, che nel Canto II del Paradiso si rivolge alle anime semplici che stanno seguendo la sua navigazione, prive di tutto se non di ciò che può davvero fare la differenza: il desiderio, l’aspirazione. Nei nostri ragazzi, ritroviamo la stessa voglia di ascoltare e di scoprire, la stessa curiosità che alimenta la voglia di imparare. La leva più potente per trovare la forza per rompere ogni catena e costruirsi il futuro che si desidera davvero. E non quello che “imporrebbe” il contesto in cui si nasce o si cresce”.
Per Beatrice e gli altri soci, all’inizio non è stato facile far capire alle famiglie quale fosse davvero il loro obiettivo. Perché in “Piccioletta” - come la chiamano tutti - non si fanno i compiti. O almeno, non nel modo tradizionale che ci si aspetterebbe. Fra le stanze luminose di questo spazio sempre in fermento, si fa cultura. Si legge, si scrive, si imparano (ancora…) poesie a memoria, si discute, ci si confronta. E si lascia spazio alle parole, alle idee, ai pensieri. Ci si costruisce un pensiero critico per scoprire il mondo attraverso l’esempio dei grandi personaggi del passato.
I progetti e le iniziative sono tante. Le ore di studio individuale o in piccoli gruppi, sempre seguiti da un “tutor” di riferimento. Le uscite alla scoperta della città e dei suoi tanti tesori artistici. Le lezioni di musica e i momenti di ascolto guidato delle opere dei compositori più famosi. E poi, l’Accademia e il Convivio.
“Con i bambini degli ultimi due anni della scuola primaria ci incontriamo un pomeriggio a settimana per il Convivio. E parliamo di storia, geografia, musica, arte” riprende Gatteschi.
“Siccome ho una grande passione per il latino, poi, non faccio mai mancare qualche citazione, che anche i più piccoli, con mia grande gioia, ricordano sempre. E che ci aiutano a capire il senso di tante cose. Qualche tempo fa, siamo partiti dall’espressione latina “etiam capillus unus habet umbram suam (anche un solo capello ha la propria ombra, n.d.r.) per riflettere sul fatto che nella vita tutto ha valore e anche ciò che a prima vista può sembrare insignificante in realtà ha la sua importanza”.
L’Accademia, invece, è lo spazio dedicato ai più grandi. L’appuntamento è per il sabato mattina.
E sono tanti i ragazzi che, invece di godersi qualche ora di sonno in più in un giorno senza scuola, arrivano in “Piccioletta”, spinti dalla curiosità e dal desiderio di conoscere.
“Gioia ha iniziato a frequentare il Centro di cultura musicale perché desiderava imparare a suonare uno strumento. Quando ho scoperto l’Accademia, ho insistito perché provasse a partecipare. Lei non ne voleva sapere di alzarsi presto anche il sabato mattina, ma io non ho desistito. Abbiamo “lottato” con la sveglia da ottobre a dicembre. A gennaio l’Accademia l’aveva conquistata e la sveglia non è servita più…” ricorda Carol.
“Credo che la cosa più bella sia la capacità di appassionare i ragazzi all’ascolto di storie che li inducono a farsi domande, riflettere, costruirsi un pensiero. Esperienze che li avvicinano a quanto c’è di più bello nel mondo. E che mettono un seme prezioso nella loro vita, quello delle scelte guidate dal cuore e dalla passione. Scelte che anche noi genitori troviamo il coraggio di sostenere, sapendo di poter sempre contare sul supporto della “Piccioletta””.
Energia, futuro, desiderio, dialogo, sapere, viaggio, amicizia…
Ogni anno, il punto di partenza dell’Accademia è una parola, declinata attraverso le grandi opere della letteratura, della musica, dell’arte. Insieme, si leggono i testi di Sofocle, Platone, Ovidio, Shakespeare, Leopardi, Manzoni, si ascolta Mozart, si ammirano i lavori di Van Gogh e Chagall. Insieme, ci si confronta e si esprimono idee e opinioni, senza timore del giudizio dell’altro. Insieme, si stringono legami d’amicizia destinati a durare nel tempo. Insieme, si costruisce il proprio futuro.
“Elisabetta è arrivata qui in seconda media. Adesso, frequenta il liceo classico, come ha sempre desiderato” racconta Laura. “Questa scelta, all’inizio, mi preoccupava, perché pensavo che lei fosse un po’ “pigra” per affrontare un percorso così impegnativo. E poi, in molti mi dicevano “il liceo classico? Che cosa se ne fa del liceo classico? E dopo, poi?”. Ero in dubbio, lo confesso. Vedendo la sua determinazione, però, e la serietà che metteva nel seguire le attività della “Piccioletta”, il mio pensiero è cambiato. La sua è stata la scelta giusta. Elisabetta è contenta, anche se a volte fa un po’ fatica. E qualche momento di “sbandamento” c’è stato, ma qui abbiamo sempre trovare un aiuto prezioso. Dopo la maturità, vorrebbe iscriversi a Giurisprudenza. Io ora non ho più timori né esitazioni. E sarò felice di sostenerla nella strada che deciderà di seguire”.
“Si può cambiare la vita di un ragazzo partendo dalla cultura: è questa la nostra convinzione. E per riuscirci ci affidiamo a chi, nella letteratura, nella musica, nell’arte, ha saputo e sa parlare all’uomo dell’uomo, in ogni luogo e in ogni tempo” conclude Gatteschi.