venerdì 12 luglio 2024
L'analisi di Maria Grazia Giuffrida, presidente dell'Istituto degli Innocenti di Firenze: subito risposte più adeguate per lasciare a questi bambini la possibilità di immaginare un futuro
Come possiamo (e dobbiamo) crescere gli orfani di femminicidio

Agenzia Romano Siciliani

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Non si ferma in Italia la conta delle donne uccise dal partner o dall’ex compagno. Drammi che si portano con sé la tragedia, spesso invisibile, degli orfani di crimini domestici: bambini e ragazzi che hanno perso la madre, subendo un trauma indelebile e che restano ancora troppo nell’ombra. Dai dati del Ministero dell’Interno emerge che nel primo semestre di quest’anno sono stati commessi in Italia 49 omicidi di donne, di cui 44 uccise in ambito familiare affettivo. Il confronto con il primo semestre 2023 segnala un decremento del fenomeno: le donne uccise in ambito familiare affettivo calano da 53 a 44 e i reati commessi da partner o ex compagni passano da 32 a 24 casi. Una diminuzione che sembra confermare una tendenza già rilevata nel 2023 quanto le donne uccise in ambito affettivo furono 95, a fronte delle 106 dell’anno precedente.

Se da una parte i dati sulle donne vittime di femminicidio cominciano a essere raccolti con maggiore sistematicità, dall’altra non avviene altrettanto sui minorenni coinvolti. Su di loro, infatti, non abbiamo dati certi e gli interventi di sostegno soffrono della mancanza di linee guida nazionali che consentano di delineare degli standard comuni e omogenei. La prima indagine nazionale sul fenomeno stimò in circa 1.600 il numero di “orfani speciali” causati da eventi di femminicidio. Da un’analisi presentata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio risulta che nel biennio 2017-2018 sono stati 169 gli orfani di madre uccisa dal partner o ex partner, di cui il 39,6 % è rimasto tale anche del padre che si è suicidato. Emerge anche che quasi un orfano su cinque era presente al femminicidio, un’incidenza che sale a ben tre figli su cinque nel caso di minori. Nel 50% dei casi, inoltre, i figli avevano assistito alle violenze subite in passato dalla madre.

Questi dati confermano la complessità e la profondità dei traumi patiti dagli orfani di femminicidio che, accanto alla perdita della madre, vivono la lacerazione del suicidio del padre o comunque la sua perdita come punto di riferimento affettivo. Questi bambini presentano disturbi sia fisici che psicologici, come enuresi, encopresi, disturbi del sonno, scoppi d'ira, dissociazione, ansia e disturbi psicosomatici. La rabbia e il senso di colpa sono emozioni che possono imprigionarli per anni e la maggioranza dei bambini che assistono all'uccisione di un genitore mostra anche sintomi di disturbo da stress post-traumatico. Non a caso, la legge 4/2018, tra le varie misure a tutela degli orfani di crimini domestici, prevede che abbiano diritto ad assistenza medico psicologica gratuita e siano esenti dalla partecipazione alla spesa per ogni tipo di prestazione sanitaria e farmaceutica. Tra le altre disposizioni più significative previste dalla disciplina italiana in favore degli orfani di crimini domestici merita ricordare anche il gratuito patrocino a spese dello Stato; il sequestro dei beni a garanzia del risarcimento dei danni; l'assegnazione da parte del giudice di una provvisionale, in misura non inferiore al 50% del presumibile danno.

Dal punto di vista economico, l’Italia prevede anche l'erogazione di borse di studio o il finanziamento di iniziative di orientamento, formazione e sostegno per l'inserimento lavorativo. Per quanto riguarda la situazione nella quale si trova a vivere il figlio orfano, è il tribunale competente a provvedere al collocamento del minorenne privilegiando la continuità delle relazioni affettive con i parenti fino al terzo grado.

L’Istituto degli Innocenti ha avuto occasione di approfondire questi temi nello svolgimento della sua funzione di assistenza tecnico scientifica, in affiancamento al lavoro dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ma anche direttamente come ente che offre servizi educativi, di accoglienza e supporto. L’esperienza acquisita negli anni ci aiuta a cogliere la multidimensionalità delle azioni che è necessario mettere in campo. In un’ottica generale, si ritiene fondamentale sensibilizzare sempre di più l'opinione pubblica sulla realtà drammatica dei femminicidi e, conseguentemente sugli orfani di questi delitti, promuovendo una cultura del rispetto e della parità di genere che possa estirpare alla radice la violenza contro le donne.


La prevenzione del fenomeno è fondamentale ad esempio attraverso interventi di rafforzamento delle conoscenze e delle competenze professionali di coloro che lavorano nei servizi che si occupano di famiglie e bambini in modo che siano capaci di cogliere segnali di malessere e offrire spazi di ascolto e di orientamento verso servizi specializzati. In questa prospettiva l’Istituto continuerà ad investire sull’aggiornamento professionale di tutti coloro che operano nei servizi educativi per la prima infanzia, a contatto delle famiglie e nei servizi di accoglienza.

Guardando sempre a ciò che si può fare prima, altrettanto importante è l’educazione affettiva e relazionale dei bambini e degli adolescenti. Questi sono solo alcuni degli ingredienti necessari e anche in questo ambito l’Istituto degli Innocenti si sta impegnando da anni anche grazie a progetti europei su attività di ricerca, di sensibilizzazione e di formazione di insegnanti ed educatori. Utili si sono rivelate anche le misure di valutazione e di gestione del rischio incentrate sull’attenta valutazione del comportamento dell’autore delle violenze del reato e su programmi rivolti ai maltrattanti.

Tuttavia emerge la necessità di avere maggiori informazioni su cosa accade nel tempo ai minorenni coinvolti. Di grande interesse e utilità potrebbero essere programmi di indagine e analisi per conoscere i percorsi e le loro condizioni di vita nel medio/lungo periodo successivo all’evento drammatico, anche per verificare l’efficacia delle misure adottate e meglio tarare i necessari interventi di supporto. Bisogna approfondire il quadro conoscitivo sugli orfani di femminicidio, capire in quale condizione psicologica, economica e sociale si trovano a vivere dopo l’omicidio della madre e spesso anche la perdita del padre (suicida o condannato per il crimine).

Per mettere in campo misure adeguate è necessario interrogarci su come questi bambini affrontano la vita, se vivono in un ambiente familiare capace di ricostruire un clima di serenità o ancora segnato dall’odio e dalla rabbia, quale siano il loro stato d’animo, i sentimenti e il sistema delle relazioni affettive, sia con gli adulti che con i coetanei. Come stanno crescendo questi bambini? Che uomini diventeranno? Le bambine, da adulte, avranno stima degli uomini? Come possiamo sostenerli, qui ed ora per affrontare il futuro? Sono tutte domande sulle quali la nostra società dovrebbe davvero interrogarsi per provare a dare risposte e mettere in campo misure per favorire la crescita di adulti il più possibile equilibrati.

In conclusione, se è fondamentale lavorare sull’educazione e sulla prevenzione contro la violenza di genere, di fronte a eventi drammatici, è essenziale essere anche in grado di offrire risposte adeguate e tempestive che permettano agli orfani di poter continuare a immaginare un futuro: adeguate risorse di accoglienza ed economiche, aiuto psicologico per l’elaborazione del trauma, supporto legale, accompagnamento verso l’autonomia e l’età adulta.

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