giovedì 24 ottobre 2024
Le buone abitudini alimentari acquisite durante l'infanzia e l'adolescenza sono una risorsa preziosa per costruire stili di vita salutari e sostenibili. La nuova proposta di "Enciclocibopedia"
Educare a tavola fa bene alla salute dei piccoli e azzera gli sprechi

Lev Dolgachov (Icp Online)

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Educare un bambino a seguire una dieta varia ed equilibrata significa porre le fondamenta per avere, domani, un adulto forte e sano. Già, perché le abitudini acquisite durante l’infanzia e l’adolescenza condizionano profondamente il nostro comportamento alimentare anche in età adulta. Per questo è determinante il ruolo dei genitori, che anche a tavola sono veri e propri modelli per i figli. Un compito educativo non sempre facile per mamme e papà, alle prese con i capricci dei più piccoli, l’avversione verso cibi nuovi, fame eccessiva o inappetenza. Spesso poi c’è anche chi si sente preoccupato nel proporre a bambini e ragazzi le diete adottate, come quella vegetariana o vegana. E, sullo sfondo, incombono sempre più diffusi, i disturbi alimentari di cui sono vittime i nostri figli adolescenti. Ecco perché è sempre più importante un approccio corretto al cibo e diventa quindi fondamentale orientarsi allora tra tante scelte possibili per garantire ai bambini quella più corretta.

Un aiuto viene dal testo, appena pubblicato, Enciclocibopedia. Scopri tutto ciò che mangiamo, nato dalla collana Il Cucchiaino d’Argento (Editoriale Domus), che da anni si rivolge ai più giovani e alle loro famiglie con opere dedicate alla cultura del cibo. “I genitori sono sempre più sensibili al tema dell’educazione alimentare e molto attenti a quello che mettono nei piatti dei loro figli, proprio per questo sono spesso disorientati”, osserva Tatjana Pauli, direttrice editoriale de Il Cucchiaio d’Argento. La struttura del libro è pensata come una road map che tratta della funzione dell’apparato digerente e del concetto della piramide alimentare, per passare poi in rassegna i vari Gruppi Alimentari: acqua, verdura, frutta e cereali, e poi latte, uova, carne e pesce. “Questo volume è pensato per creare sempre maggiore consapevolezza sui cibi”, chiarisce la responsabile, “per promuovere una cultura vicina alla sostenibilità e sempre più lontana dagli sprechi alimentari”.

Una questione, quella delle perdite e degli sprechi alimentari, di grande criticità, come testimonia la Giornata internazionale istituita dalle Nazioni Unite che si è tenuta di recente. Un allarme che coinvolge anche i nostri nuclei familiari. Basti pensare che è aumentata del 50% la tendenza a gettare il cibo da parte dele famiglie italiane. Un dato che emerge dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio Waste Watcher International. I numeri che lo studio restituisce sono preoccupanti: lo spreco domestico in Italia è pari a 2,132 milioni di tonnellate, lievitato del 32,6% in soli due anni. Una tendenza in continuo aumento, nonostante sempre più famiglie facciano fatica ad arrivare alla fine del mese con i sacchetti della spesa pieni. Il monitoraggio dell’Osservatorio rivela innanzitutto chi spreca di più: risulta che il comportamento sia più diffuso al Centro e al Sud, con il 9% in più rispetto alla media nazionale, mentre il Nord è relativamente più virtuoso, con un meno 11%.

Considerando l’aumento della popolazione italiana in condizioni di povertà alimentare (6 milioni, pari al 10% degli italiani, secondo i dati Caritas, Istat), si calcola che con i 4,26 miliardi di pasti sprecati si potrebbe dar da mangiare a ben 3,89 milioni di persone, più della metà dei poveri alimentari.

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