martedì 24 settembre 2013
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«Ci conforta la decisione con cui la famiglia viene posta al centro della responsabilità di presenza e testimonianza della Chiesa». Tra i primi a commentare la prolusione del cardinale Bagnasco, il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti, per il quale dalla crisi «si uscirà non solo con ricette economiche, ma riscoprendo l’umano». Nel "noi" della famiglia, dice ancora il presidente del Forum, «cresce l’"io" di ogni individuo, e si rafforza il "noi" sociale». Ecco perché «il sostegno da parte dell’intero Paese non è solo un dovere ma un interesse diretto di tutti».Con le sue parole, dichiarano Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente dell’associazione Scienza & Vita, il cardinale «ci esorta a non cadere nella trappola dell’individualismo». Invece, «la risposta alle grandi domande del nostro tempo» sta «nella relazione, nei rapporti vivi e fecondi tra le persone... Nessuno è straniero agli altri» ed «è attraverso il confronto che costruiamo la nostra identità». In conclusione, affermano, «è coniugando attenzione, cura e responsabilità che si costruisce il futuro, dialogando con tutti e cercando di realizzare ponti, non muri».Nelle parole di Bagnasco, evidenzia Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito, «diventa centrale sul piano comunitario, l’attenzione reclamata dal tema della "missione" come "programma e paradigma" della Chiesa, a partire da una radicale "conversione pastorale", che vinca ogni forma di autoreferenzialità, di clericalismo, di isolamento, di particolarismo, di stanchezza ecclesiale che ritardano il "passo dell’uscire e dell’andare", secondo la reiterata volontà di Papa Francesco». Decisivo, ancora, «il credito e l’apertura da assegnare alla "potenza e al fascino dello Spirito"».Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, pone l’accento su giovani e famiglie. Ai primi va restituita «fiducia e speranza» in un periodo delicato; alle famiglie «servono risorse e scelte valoriali forti», per far sì che il «primo ammortizzatore sociale non sia più la Cenerentola della società italiana».
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