La sentenza del Tribunale per i Minorenni di Roma che ha riconosciuto l'adozione di una bimba nell'ambito di una coppia di donne gay di fatto
"
lede il diritto della bambina", che si trova "in una situazione
di squilibrio e deficit affettivo", ed è un nuovo esempio di
"diritto piegato al desiderio dei soggetti". È molto severo il
giudizio di
monsignor Mauro Cozzoli, ordinario di Teologia
Morale nella Pontificia Università Lateranense, sullo storico ok
del Tribunale romano in base al quale la bimba di cinque anni,
che vive insieme a una coppia di donne, sposate all'estero, e
nata da una delle due con fecondazione assistita, potrà essere
adottata dalla compagna della madre biologica.
"L'adozione di una bambina da parte di una coppia lesbica,
con sentenza del Tribunale per i minorenni di Roma - sottolinea monsignor Cozzoli -, costituisce una prima volta in
Italia che solleva problemi morali rilevanti".
La bambina, sottolinea il teologo, "è figlia biologica di una
delle due donne, frutto di una fecondazione artificiale con
gamete femminile della stessa e gamete maschile di un padre
biologico anonimo ed estraneo al processo di crescita della
bambina". "Il tutto - osserva -
a soddisfazione del desiderio
della coppia lesbica che, oltre a cercare e ottenere all'estero
il matrimonio omosessuale, ha preteso poi la genitorialità sulla
bambina.
Una genitorialità anomala, dal momento che è fatta di
due madri legali, che
esclude la presenza e il ruolo educativo
del padre".
Secondo monsignor Cozzoli, "è leso in questo modo il diritto
della bambina a nascere da un padre biologico, che si assume e
adempie la responsabilità educativa e affettiva. Ruolo questo
fondamentale e irrinunciabile nello sviluppo dei bambini, come
la psicologia dell'età evolutiva mette assai bene in evidenza".
Per il teologo morale, "la bambina è in una situazione di
squilibrio e deficit affettivo con un padre assente, una madre
biologica ed educante e una madre legale. Il tutto a
soddisfazione del desiderio di due donne di vivere insieme more
uxorio e di farsi madri di un figlio". "Il suo riconoscimento
giuridico - afferma ancora - è un ulteriore
esempio del diritto piegato al desiderio dei soggetti. Ma il
desiderio non crea il diritto".
"Per di più - aggiunge - a disconoscimento del diritto vero e
reale della bambina ad avere un padre e una madre e a crescere
in questa complementarietà. Un'ulteriore dimostrazione, questa,
della innaturalità e contraddizione del matrimonio
omosessuale". "La genitorialità - conclude il teologo - non
procede dalla somma degli uguali ma dalla complementarietà dei
diversi".