mercoledì 29 gennaio 2025
Nate Anderson, fondatore di Hindeburg Research, chiuderà la società per avere tempo per le persone a cui tiene di più: «A un certo punto una carriera di successo diventa un atto egoistico»
Elaborazione prodotta con ChatGpt

Elaborazione prodotta con ChatGpt

COMMENTA E CONDIVIDI

A nemmeno quarant’anni Nathan Anderson è una stella della finanza, e di quella più speculativa. Come gli ha riconosciuto il Wall Street Journal, Anderson è il re dello short selling, cioè le vendite “allo scoperto”: la rischiosissima attività di cedere azioni e titoli presi in prestito per poi ricomprarli a un prezzo più basso prima di restituirli al proprietario.

Fare short, insomma, significa giocare contro il successo di un’azienda e puntare al ribasso delle sue azioni. Anderson quei ribassi non sta fermo ad aspettarli: li provoca. Il suo fondo newyorchese Hindenburg Research, fondato nel 2018, si è specializzato nello short selling investigativo, una pratica che si è diffusa molto nell’ultimo decennio. Una società che fa short selling investigativo individua un’azienda che ritiene molto sopravvalutata e procede con un’approfondita analisi della sua attività, con metodi molto simili a quelli del giornalismo investigativo. Se scopre che in effetti l’impresa ha debolezze che il mercato non conosce, parte l’operazione di vendita allo scoperto: il fondo si fa prestare le azioni, quindi le vende, pubblica i risultati della sua indagine che, quando sembra credibile agli altri investitori, provoca il ribasso del titolo, quindi le ricompra a un prezzo più basso e le restituisce, tenendosi la differenza.

Hindenburg Research, con uno scrupoloso lavoro di analisi e ricerca, ha condotto alcune delle più grandi operazioni di short selling degli ultimi anni, facendo emergere incredibili truffe. È stato Hindenburg a rivelare che Trevor Milton, fondatore e ceo Nikola, la “Tesla dei camion” che a Wall Street valeva più di Ford, aveva clamorosamente mentito sull’avanzamento della sua tecnologia: in due giorni il titolo di Nikola ha perso il 36% e Milton, che si è dovuto dimettere ed è stato condannato in tribunale per truffa con l’accusa di avere «mentito riguardo quasi ogni aspetto del business». Ed è stato ancora Hindenburg a rivelare che il super finanziere Carl Icahn faceva funzionare la sua Icahn Enterprises secondo una sorta di schema Ponzi: è passato più di un anno e mezzo dalla pubblicazione di quel report, e le azioni di Icahn sono ancora sotto dell’80%. Stesso trattamento Hindenburg ha riservato alla famiglia indiana Adani, accusata di utilizzare società con sede a Mauritius per manipolare i titoli dell’omonimo colosso di famiglia, da oltre 36 miliardi di euro di dollari di fatturato. Quell’analisi bruciò in pochi giorni 104 miliardi di dollari di valore delle azioni del gruppo e ha aperto la crisi di Adani, dallo scorso anno accusata anche di avere corrotto funzionari governativi indiani.

In sette anni di attività Hindenburg ha contribuito alle indagini che hanno portato alla condanna per truffa, in varie forme, di almeno 100 individui, tra i quali molti miliardari e oligarchi, portando al fondo e al suo proprietario enormi profitti (non quantificabili, perché Hindenburg è privato e non è tenuto a pubblicare i suoi conti).

Al culmine del successo, ancora giovane, Anderson ha però deciso di mollare tutto. Con una lettera pubblicata il 15 gennaio, la stella dello short selling ha annunciato la decisione di chiudere il fondo Hindenburg una volta terminati gli ultimi progetti. Prima di chiudere, Anderson aiuterà i suoi undici collaboratori a trovare nuove occupazioni e organizzerà incontri e lezioni video sul “metodo Hindenburg” per condividere gratuitamente il know-how del suo fondo con chiunque voglia portare avanti il lavoro di smascherare truffe (e guadagnarci). Anderson lascia perché ha capito che il lavoro non è tutto, e i successi del suo fondo speculativo gli hanno tolto tanto.

«Qualcuno una volta mi ha detto che a un certo punto una carriera di successo diventa un atto egoistico – scrive spiegando la sua decisione –. All’inizio sentivo il bisogno di dimostrare alcune cose a me stesso. Ora ho finalmente trovato un po’ di conforto con me stesso, probabilmente per la prima volta nella mia vita. Probabilmente avrei potuto farcela fin dall’inizio se me lo fossi permesso, ma prima dovevo passare un po’ di inferno. L’intensità e la concentrazione sono arrivate a costo di perdere gran parte del resto del mondo e delle persone a cui tengo. Ora considero Hindenburg come un capitolo della mia vita, non una cosa centrale che mi definisce ». Nella lettera, Anderson chiede scusa alla moglie, ai figli, ai parenti e agli amici «per tutte le volte che vi ho ignorato mentre lasciavo che la mia attenzione fosse distolta» e aggiunge: « Non vedo l’ora di avere più tempo da condividere con voi insieme». Non esattamente le parole che ti aspetteresti dal campione degli short seller.

La sorprendente fine del fondo Hindenburg ci ricorda come anche ai piani più alti di Wall Street il conflitto tra il lavoro e tutto il resto possa farsi sentire dolorosamente e all’improvviso, costringendo gli esseri umani a ricalibrare verso un benessere più completo e autentico anche esistenze sequestrate da occupazioni estremamente redditizie e appaganti. Anderson si è reso conto che la sua vita rischiava di svalutarsi come una di quelle azioni contro cui scommetteva al ribasso. Da investitore esperto, ha saputo uscire in tempo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI