mercoledì 12 febbraio 2025
Agiscono secondo il principio della communitas e della cura, dove l’altro, il collega di lavoro, non è un mezzo ma è un fine
La “lettera a Diogneto” applicata alle imprese dell’economia civile

lev dolgachov

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Le imprese dell’economia civile non si differenziano dalle altre imprese né per il codice Ateco, né per la performance economica e neppure sono confinate all’interno di una singola forma giuridica, anche se alcune forme sembrano più adatte di altre ad accogliere i loro principi.

Non abitano luoghi particolari e hanno le loro sedi e i loro impianti produttivi in Paesi ad alto reddito come in Paesi poveri o emergenti, rimanendo incarnate nella cultura, usi e costumi di tutti questi luoghi. Sono sottoposte alla medesima regolamentazione delle altre imprese, rispettano e adempiono tutti i doveri legali e fiscali dei luoghi di residenza. Vivono nell’economia e nella società rispettando le norme legali ma alle regole e alla logica profonda del capitalismo mainstream preferiscono quelle dell’economia civile.

Creano valore economico e fanno profitti come le altre imprese ma non hanno il massimo profitto come loro obiettivo costitutivo e scopo di vita. Il fine della loro azione e la sorgente della passione che anima il loro lavoro è il progetto generativo di trasformazione della società che hanno in mente e che mobilità energie e motivazioni intrinseche dei loro dipendenti, mentre il profitto e la sostenibilità economica sono il vincolo ineludibile, ma non il fine della loro azione.

Non vivono secondo il principio della immunitas (evitando il più possibile relazioni e rapporti attraverso relazioni gerarchiche e non considerando gli effetti sociali ed ambientali delle loro azioni) ma secondo quello della communitas e della cura, dove l’altro, il collega di lavoro, non è un mezzo ma è un fine. E traggono profitto dalle regole dell’intelligenza relazionale conoscendo gli ingredienti di fiducia, dono, reciprocità che generano cooperazione e rendono possibile la generazione di quel surplus di valore sociale ed economico che solo il lavoro di squadra di colleghi con competenze complementari e non sovrapponibili consente di raggiungere nella complessità della vita economica.

Così facendo le imprese civili sono generative, realizzano un impatto positivo sulla trasformazione della società, hanno ragioni profonde che animano la loro esistenza e resilienza sui mercati e creano un contesto adatto alla fioritura di vita di chi lavora al loro interno e dei portatori d’interesse che sono coinvolti dalla loro azione. In questo modo danno e possono dare un contributo decisivo non solo alla vita economica, ma anche e soprattutto alla felicità pubblica e a quella individuale.

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