mercoledì 14 luglio 2021
L’iniziativa del Centro di servizio per volontariato (Csv) di Napoli: una card per le associazioni e per i singoli volontari per "spendere" in una rete di imprese, soprattutto commerciali
Con la volontariato card il Csv Napoli costruisce solidarietà dal basso
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Il rischio è noto: far diventare la responsabilità sociale un’etichetta da apporre, ridurla a un iter burocratico, a una serie di scartoffie da produrre per dimostrare di essere "imprese buone". La responsabilità sociale è invece innanzitutto frutto di relazioni vive, concrete, durature con il tessuto comunitario – locale, nazionale, internazionale – in cui si innesta l’attività produttiva. Va proprio nella direzione delle relazioni, e non delle scartoffie, l’iniziativa del Centro di servizio per volontariato (Csv) di Napoli: una card per le associazioni e per i singoli volontari per "spendere" in una rete di imprese, soprattutto commerciali. Una occasione di incontro più che le tradizionali "convenzioni", qualcosa in più insomma di una scontistica di settore: per le imprese, è l’opportunità di verificare le molteplici esigenze di beni e servizi delle realtà del Terzo settore e del volontariato; per i volontari e le associazioni, l’opportunità di scoprire alleati che mai, in astratto, avrebbero considerati tali.

Le esigenze delle associazioni e del non profit sono molteplici e costanti: cancelleria, e siamo alle basi; materiale sportivo a iosa, specie ora che si può riprendere con tanta attività all’aperto; servizi, professionalità e formazione per progetti specifici; piccoli lavori edili, aggiusti, mobilio su misura, gestione di pratiche commerciali complesse; dispositivi ad hoc per persone fragili.

La "Volontariato card", spiega la direttrice di Csv Napoli, Giovanna De Rosa, «rende riconoscibile il volontario e la realtà che si adopera per il bene comune in un territorio, e rende riconoscibile l’impresa che sostiene questo impegno alla luce di una piena condivisione di valori e principi».

La "Volontariato card" è un ritorno nella storia del Csv di Napoli. Tra il 2011 e il 2014 sull’area metropolitana di Napoli si sono registrati 105 fornitori e sono state emesse oltre 1.200 card a volontari e soci di associazioni. Tra il 2014 e il 2018 la rete, in partenariato con il Csv di Milano, era arrivata ad ospitare 203 imprese attive in entrambe le aree metropolitane. Poi l’iniziativa si è fermata e, complice l’abbattersi del Covid-19, i vari tentativi di ripartenza hanno subito intoppi. Lo scorso gennaio c’è stato il vero e proprio "restart" con una piattaforma informatica che consente di gestire l’intero processo, sia quello relativo ai volontari sia quello relativo alle imprese.

Mano a mano che si rimette in moto il commercio, e che anche la vita associativa riprende slancio "in presenza", l’iniziativa sta decollando e sta tornando progressivamente ai livelli di qualche anno fa. Le potenzialità sono ampie: il Csv di Napoli rappresenta 1.600 associazioni per un numero stimato di circa 60mila volontari. La scommessa è che i vantaggi ambientali, sociali, economici e relazionali derivanti dal progetto "Volontariato card" si riverberino sulla reputazione dell’azienda.

La prospettiva, poi, è quella di una vera e propria piattaforma collaborativa tra associazioni e imprese divisa in quattro sezioni: area di crowfunding aperta a tutti i tipi di campagne promosse dalle associazioni del Csv; area di coworking virtuale con strumenti di comunicazione diretta; area di sharing economy con scambio di beni e servizi sia tra enti sia tra privati cittadini, una sorta di baratto solidale; infine un’area dedicata alla creazione di partenariati tra associazioni e tra associazioni e imprese.

La piattaforma vorrebbe diventare anche una vera e propria Rete sociale aziendale, con un portale dei dipendenti in cui poter sviluppare le competenze in termini di economia sostenibile. Un progetto ambizioso che muove i primi passi e che aspetta di prendere slancio dopo il rinnovo degli incarichi direttivi di Csv a livello nazionale e locale. Particolarmente interessante e promettente, nelle intenzioni del Csv di Napoli, è l’area della piattaforma dedicata ai singoli progetti sociali, che volontari, associazioni, titolari e dipendenti delle imprese possono gestire insieme in un 'brainstorming' continuo.

Idee che sono figlie anche del tempo della pandemia, in cui le relazioni ordinarie tra Terzo settore e attività produttive 'tradizionali' si sono conservate soprattutto grazie alle nuove tecnologie e ai social network. Un patrimonio di nuove conoscenze che non va disperso ora che la pandemia ci fa tirare il fiato. La piattaforma dovrebbe contribuire anche a rendere più razionale il sistema delle donazioni di cibo e beni materiali agli enti di assistenza.

Durante la pandemia, osserva il Csv napoletano, ci sono state gare di solidarietà con le imprese protagoniste di maxi-distribuzioni a favore delle fasce più svantaggiate. Gare però a volte (spesso) "irrazionali", che non cadevano in modo omogeneo sul territorio metropolitano (e che ignoravano dimensioni territoriali più ampie). Un luogo digitale di collaborazione tra associazionismo e produttori consentirebbe anche di "guidare" la solidarietà e di non disperderne le potenzialità.

Un punto d’incontro "materiale" tra associazioni e imprese accomunate dalla 'Volontaria card' è e sarà anche la rivista del Csv di Napoli, "Comunicare il sociale". Un presidio di comunicazione che il presidente, Nicola Caprio, vuole fortemente conservare al netto delle difficoltà economiche delle pubblicazioni cartacee. Nel post-pandemia, è cambiata anche la modalità di distribuzione della rivista, dalla consegna al singolo volontario alla consegna diretta all’associazione, che poi provvede al 'porta a porta' con soci e utenti dei servizi.

Anche se, a dire il vero, il fiore all’occhiello del Csv di Napoli è la versione di "Comunicare il sociale" in linguaggio Braille. Una
selezione di articoli della testata viene trascritta in collaborazione con la sezione napoletana dell’Unione nazionale italiana volontari pro ciechi (Univoc). Uno sforzo che consente alle persone non vedenti di leggere il prodotto editoriale del Csv partenopeo. "Comunicare il sociale" è anche on line e sui social network, con una platea al momento ancora molto specializzata e legata a temi tecnici dell’associazionismo locale.


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