mercoledì 10 aprile 2024
L’iniziativa per un Trattato internazionale di Non Proliferazione dei combustibili fossili, avviata nel 2020, vede ora coinvolti sempre più istituti bancari
Metti i fossili un po' più in là: dalle banche etiche la spinta decisiva
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A novembre Triodos Bank è diventata la prima banca al mondo a sostenere ufficialmente l’iniziativa per un Trattato internazionale di Non-Proliferazione dei combustibili fossili, il #FossilfuelTreaty, basato su tre pilastri: stop a nuovi giacimenti, eliminazione graduale delle riserve e della produzione attuale (sussidi alle fossili compresi), accelerazione sulla transizione equa e giusta. Da quando è partito, a fine 2020, il Treaty ha visto crescere esponenzialmente il supporto di organizzazioni della società civile, medico-sanitarie, di migliaia fra scienziati e accademici, leader religiosi e parlamentari. Tutte voci necessarie per aumentare la pressione sugli Stati, destinatari prioritari dell’iniziativa. Nel 2023 si è deciso di aprire le porte al mondo del business, perché per fare pressione è necessaria anche la voce delle imprese autenticamente impegnate sulla transizione ecologica e in particolare sul “transitioning away” dalle fossili, come ha stabilito COP28.

Il passo è stato compiuto con attenzione, per evitare rischi di greenwashing. Chiedendo quindi agli aderenti impegni precisi e prevedendo criteri di esclusione molto netti: oltre naturalmente alle società fossil fuels, non possono aderire le imprese che le finanziano o quelle attive nelle tecnologie – dalla cattura e stoccaggio di carbonio alla rimozione di anidride carbonica, alla geoingegneria – che il Treaty bolla come «unproven » (dall’efficacia non provata) e utilizzate per giustificare la continua espansione delle fossili. Non è un caso che la prima banca al mondo ad aderire sia stata una realtà come Triodos: una banca etica storica, nata in Olanda nel 1980, attiva anche in Belgio, Germania, Regno Unito e Spagna, certificata B Corp dal 2015, fra i membri fondatori di GABV (Global Alliance for Banking on Values).

E ugualmente non è un caso che la prima banca italiana ad aderire al Treaty sia un altro membro fondatore di GABV, Banca Etica: «L’adesione è stata deliberata, ora dobbiamo solo comunicarla al Treaty», dichiara Tommaso Rondinella, responsabile ufficio Modelli di impatto e Valutazione socio-ambientale in Banca Etica. A comunicazione avvenuta, l’adesione sarà automatica e il nome di Banca Etica comparirà insieme a quello della cinquantina di “Business and Professionals Supporters” a oggi elencati sul sito ufficiale del Treaty. Non servirà cioè affrontare il normale processo di due diligence, «che noi però faremo comunque », sottolinea Rondinella. E questo perché GABV ha siglato col Treaty un accordo che permette ai suoi membri un percorso di adesione facilitato. GABV aveva infatti costituito un gruppo di lavoro composto da alcuni suoi membri, fra cui Banca Etica, per lavorare sul tema del Treaty.

L'accordo è stato poi finalizzato a fine febbraio in occasione del meeting annuale di GABV, che quest’anno si è tenuto per la prima volta in Italia, ospitato proprio da Banca Etica. « Per il Treaty – prosegue Rondinella – è decisivo il tema dell'advocacy, cioè che non vi siano contraddizioni tra impegni e azioni». In altre parole, chi aderisce pubblicamente, impegnandosi nella promozione e sensibilizzazione delle istanze avanzate dal Treaty, poi sottobanco non può fare il contrario, continuando magari per vie oblique a finanziare le fossili. Su questo punto cruciale, agli occhi del Treaty il fatto di essere membri di GABV evidentemente vale come garanzia, vuol dire poter vantare una storia e una reputazione che insieme contano più di qualsiasi rating o due diligence. E che fra gli obiettivi del Treaty e il modo in cui le banche di GABV operano, quello che finanziano o meno, c'è una sorta di affinità elettiva. « Aderire al Treaty – spiega Rondinella – per noi è un elemento di distinzione rispetto al resto del mondo finanziario. Vuol dire non solo che vogliamo promuoverlo, ma anche che siamo nella posizione di poterlo fare».

Per la COP29 di novembre a Baku, in Azerbaijan, l'attesa è che i membri di GABV aderenti al Treaty potrebbero già essere qualche decina. Le banche etiche del mondo, che operano in più di 45 Paesi e servono circa 60 milioni di clienti, potrebbero quindi produrre un'ulteriore e si spera decisiva spinta per arrivare a mettere nero su bianco quel phase out delle fossili su cui anche COP28 ha fallito. Facendo contemporaneamente pressione sui rispettivi governi affinché aderiscano al Treaty, che resta l'obiettivo prioritario. Di recente Banca Etica ha partecipato agli incontri del gruppo di organizzazioni della società civile, numeroso e variegato (decine di realtà, da Caritas e Acli a Extinction Rebellion), che sta elaborando documenti e proposte da presentare a papa Francesco in occasione della sua visita del 18 maggio a Verona: il Treaty potrebbe essere fra queste. Già in programma invece il 21 settembre una Giornata globale di azione a sostegno del #FossilfuelTreaty nell’ambito del Tempo del Creato, l'annuale celebrazione cristiana organizzata dal Movimento Laudato Si’. Che da tempo aderisce al Treaty e lo ha messo fra i temi al centro della sua attività nel 2024 e nel 2025, anno del Giubileo.

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