venerdì 28 giugno 2024
Janet Currie: "Investiamo sulla salute mentale dei bambini"
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Chi possiede la conoscenza? Questa è stata la domanda di partenza del Festival dell’Economia che si è tenuto a Torino dal 30 maggio al 2 giugno scorso. Una domanda su cui ha ragionato anche Janet Currie, intervenendo su quanto sia importante investire nella salute mentale dei più giovani. Currie, professoressa di Economia a Princeton, è anche co-direttrice del Centro per la salute e il benessere di Princeton e del programma sulle famiglie e i bambini presso il National Bureau of Economic Research. È una pioniera dell’analisi economica dello sviluppo infantile. La sua ricerca attuale si concentra in particolare sulle differenze socioeconomiche nella salute e nell’accesso all’assistenza sanitaria, nonché sull’importante ruolo della salute mentale e sull’impatto a lungo termine dei problemi di salute nella prima infanzia. Temi che dovrebbero essere sempre più centrali, ma che invece, purtroppo, sono ancora spesso poco battuti, nonostante i numeri.


A marzo Fondazione Child e Telefono Azzurro hanno organizzato un congresso internazionale dedicato alla salute mentale di bambini e adolescenti: da quel momento di confronto sono emersi depressione e comportamenti suicidari come sempre più diffusi tra i ragazzi e disturbi d’ansia per un ragazzo ogni cinque. I governi e le famiglie oggi destinano importanti risorse per i bambini. Le ricerche inoltre dimostrano che molti di questi investimenti hanno un alto rendimento, migliorando la salute, l’istruzione, l’occupazione. Tuttavia, nonostante ciò, cresce la preoccupazione per una crisi della salute mentale giovanile. In che misura allora vari tipi di investimenti nei bambini impattano sulla loro salute mentale? «È stato dimostrato – spiega Currie – che molti investimenti sui bambini, come i programmi prenatali e quelli educativi per la prima infanzia, migliorano la salute mentale. Anche gli investimenti specifici, come la formazione sulle abilità emotive sociali e le misure anti-bullismo, possono essere efficaci. Infine, si deve investire nella formazione dei medici e nell’educazione dei genitori, in modo che i bambini che hanno bisogno di cure mentali ricevano terapie basate sull’evidenza».


Come si possono perciò rendere più concreti gli investimenti? «Sarebbe utile – continua Currie – rendere la promozione della salute mentale dei bambini un obiettivo esplicito dei programmi per la prima infanzia e delle scuole e avere fondi dedicati a questo scopo».


Lo sviluppo e la velocità trasformativa del digitale hanno modificato rapidamente lo sviluppo emotivo e cognitivo dei ragazzi, che si trovano sempre più spesso a dover gestire da soli forme di difficoltà e disagio. Quali investimenti saranno necessari allora nei prossimi anni per concentrarsi su interventi quali formazione e sviluppo nel trattamento dei disturbi mentali dei bambini? «Sarebbe utile – prosegue Currie – mettere a disposizione di bambini e genitori materiali educativi semplici. Il messaggio di tali materiali potrebbe essere, in primo luogo, che è comune per le persone lottare con la propria salute mentale di tanto in tanto, e che la maggior parte delle persone migliora. In secondo luogo si potrebbero fornire alcune informazioni di base sul modo in cui i problemi di salute mentale dovrebbero essere trattati. Per esempio, che è necessario effettuare una valutazione formale, che può essere utile iniziare una terapia e che, se sono necessari dei farmaci, ecco i tipi di farmaci con cui di solito si inizia per quella particolare condizione».


Un altro punto di forza della promozione potrebbe essere favorire il cambiamento a partire dagli ambienti scolastici: «Sarebbe utile – ancora Currie – un maggiore coordinamento tra le autorità educative e mediche. Essere a scuola è un’attività normale per un bambino, quindi sarebbe utile che i professionisti della salute mentale mirassero a sostenere il bambino a scuola. Anche gli insegnanti hanno bisogno di formazione su come affrontare i bambini con problemi di salute mentale».


A proposito di scuola, negli ultimi anni le diagnosi di autismo o Adhd sono andate aumentando. «Uno dei motivi per cui le diagnosi di autismo sono aumentate è che la definizione del disturbo è cambiata. Prima esistevano diverse condizioni e sono state tutte raggruppate nella categoria dell’autismo. Quindi ora ci sono più persone con questa “etichetta”. Allo stesso modo, la definizione di Adhd è cambiata e sono aumentate le diagnosi. Oltre ai cambiamenti nelle definizioni, sono cambiati anche i modelli di screening: più screening significa più casi individuati. Nel complesso, quindi, non è chiaro se questi disturbi siano in aumento. Inoltre, molti degli elementi che si pensa possano contribuire all’aumento dei casi, come l’inquinamento o il fumo materno, sono in realtà migliorati nel tempo, suggerendo che i tassi dovrebbero diminuire, non aumentare».


Nel frattempo, però, la sanità pubblica ha sempre meno possibilità di investimento: «La quantità di denaro che il settore pubblico spende per la sanità è una scelta. Non c’è una buona ragione per cui il denaro pubblico per la ricerca sanitaria debba essere scarso. La ricerca privata in campo sanitario è un’industria internazionale multimiliardaria, perché i ritorni sono riconosciuti come molto elevati». La salute in relazione all’economia, poi, è un argomento che apre un’altra riflessione: le disuguaglianze nel mondo. «L’assistenza sanitaria è stata uno dei grandi equalizzatori nella storia dell’umanità. Ad esempio, i miglioramenti nell’assistenza sanitaria, come lo sviluppo e la diffusione dei vaccini contro le comuni malattie infantili, hanno fatto sì che la mortalità dei bambini sotto i cinque anni sia scesa da 93 decessi ogni 1.000 nati vivi nel 1990 a 37 nel 2022, con la maggior parte di questo guadagno nei Paesi poveri, dato che la mortalità era già bassa nei Paesi ricchi». Un’ultima riflessione è quella relativa al mercato del lavoro nel settore sanitario: «Sembra – conclude Currie – che ci sia una carenza di tutti i tipi di lavoratori nel settore sanitario, mentre la domanda è in crescita, il che lo rende un buon settore per i lavoratori».

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