Io lo so che la pubblicità dei tortellini è più rassicurante quando arriva negli spazi addomesticati della prima serata televisiva. C’è la bonarietà confortante della produzione industriale che ogni giorno raggiunge gli scaffali dei nostri supermercati, la garanzia del brand che sfoggia packaging, referenze, promesse qualitative e le altre amenità che sono solite pioverci addosso nei trenta secondi della réclame. Ma c’è una marca di tortellini che non vedremo mai dentro i break pubblicitari, perché serve molto più di mezzo minuto per raccontare questa storia straordinaria. Ed è una storia che non rinuncia alla qualità, al perfezionismo e alla cura che in Emilia sono soliti riservare al culto del tortellino.
Per l’esattezza servono circa 6.000 secondi per ascoltare le quattro puntate di un podcast firmato da Mini e prodotto dal team di Chora Media per raccontare l’avventura di Tortellante. È l’equivalente di circa 200 spot e ha come unico testimonial il cuore enorme di un laboratorio terapeutico – abilitativo dove giovani e adulti nello spettro autistico imparano a produrre pasta fresca fatta a mano. È scritto insieme a un emiliano doc come Enrico Brizzi e la sua voce riempie il cuore quando la senti alternata a quella di chi sta dietro questo incredibile progetto gastronomico che ha coinvolto in prima persona la famiglia di Massimo Bottura e tante altre alle prese con una disabilità decisamente invalidante nel normale percorso evolutivo e che fa trovare nel Tortellante una nuova dimensione di vita. In una delle puntate commuove la voce di Andrea che dice di sentirsi bene, meglio, «orgoglioso». Sì, dice proprio così, e poi c’è Stefano che nell’incontro con lo scrittore dice: «la cosa che mi piace di più del Tortellante è conoscere persone nuove, è imparare cose nuove. Il Tortellante per me è cooperazione ed è una grande famiglia…».
In quel di Modena il tortellino è una specie di totem, ma nel progetto del Tortellante diventa qualcosa di più, perché la sponsorizzazione di Mini, da sempre impegnata in progetti d’inclusione e valorizzazione del talento, supporta il racconto di un progetto avviato a gennaio 2016 e integrato da attività abilitative e formative per migliorare le autonomie, che si è dimostrato una buona pratica che coinvolge tutta la comunità. Ogni puntata è un piccolo viaggio nel cuore di questa realtà attraverso le voci delle fondatrici, dei ragazzi e delle ragazze che chiudono i tortellini, delle rezdore (ovvero le signore modenesi che detengono il sapere della pasta fresca) e, infine, quello dello staff scientifico. L’ultima tappa di questo viaggio sarà on line venerdì prossimo, ma sono convinto che il viaggio del Tortellante sia appena cominciato.