Fare del bene fa bene. Anche alle imprese. Il tema di grande attualità è affrontato oggi dal libro fresco di stampa Il volontariato aziendale: Profit e non profit insieme per il bene di comunità e territori, scritto da Patrizia Giorgio, Laura Guardini e Renata Villa per Egea (127 pp. 20 euro). L’opera è uno strumento utile per capire il fenomeno dal punto di vista delle aziende, delle organizzazioni non profit e dei cittadini.
La filantropia ha una lunga tradizione nelle politiche delle imprese di tutto il mondo e in Italia affonda le radici nel Medioevo. Il concetto di volontariato d’impresa o volontariato aziendale è nato negli Stati Uniti nella seconda metà del XX secolo ed è proseguito in crescendo nel secolo successivo. Partendo dalla definizione messa a punto da Fondazione Sodalitas, le autrici hanno elaborato una nuova concezione, secondo cui «il volontariato aziendale è un progetto nato dalla collaborazione fra imprese e organizzazioni non profit che ha come obiettivo interventi di sostegno alla vita della comunità locale, attraverso la partecipazione attiva del personale aziendale durante l’orario di lavoro con il coordinamento delle organizzazioni non profit che rappresentano la comunità e ne raccolgono le istanze e le aspettative».
Il volontariato aziendale è stato introdotto in Europa intorno alla fine degli anni Novanta, a cominciare dal Regno Unito, esportato principalmente dalle multinazionali nordamericane. Anche in Europa è un fenomeno in crescita, che ha ricevuto un forte impulso a partire dal 2011, Anno europeo del volontariato. A partire da allora il volontariato aziendale è stato incluso in diverse iniziative legislative europee ed è stato sempre più collegato alla sostenibilità aziendale, diventando uno strumento per l’attuazione della responsabilità sociale.
Il libro evidenzia che in Italia il volontariato aziendale è ancora una pratica in fase di sviluppo. Le aziende più attive sono principalmente le sedi italiane di multinazionali estere, in particolare di origine anglosassone o francese, che hanno inserito nelle loro policy di gestione delle Risorse Umane e di Corporate Social Responsibility almeno una giornata “sociale” dedicata al volontariato. Anche se alcune aziende stanno prendendo in considerazione programmi che comprendono clienti, fornitori e famiglie, il volontariato d’impresa rimane fortemente “aziendale”, svolgendosi per lo più durante l’orario di lavoro e con la partecipazione di soli dipendenti.
Una ricerca sviluppata da Fondazione Terzjus nel 2023 rivela, grazie alla collaborazione con l’ufficio studi di Unioncamere, che a livello nazionale solo il 5 per cento delle imprese che impiegano almeno 50 dipendenti sviluppa iniziative di volontariato aziendale, di queste il 39,4 per cento si orienta verso il volontariato di competenza.
Fra le tipologie di sostegno c’è il volontariato d’opera, che si riferisce ad attività con uno scopo sociale o ambientale in cui i volontari svolgono un’attività diversa dal loro lavoro professionale. Come la pulizia di parchi, la raccolta di rifiuti, il servizio presso mense solidali, il presidio di banchetti per la raccolta fondi, solo per fare qualche esempio. Molte aziende optano, invece, per il volontariato di competenza. Mettono cioè a disposizione delle organizzazioni non profit le capacità professionali e le conoscenze tecniche dei propri dipendenti per partecipare a progetti o programmi specifici durante l’orario di lavoro. A livello di cittadinanza si parla anche di volontariato di prossimità. Si va da forme di solidarietà condominiale, con il reciproco sostegno tra vicini di casa, al co-housing, ai gruppi di acquisto. Spesso comitati di cittadini si prendono cura di spazi verdi urbani e promuovono fra loro nuove forme di socialità.
Il volontariato d’impresa, secondo le autrici, può essere considerato una forma di action learning perché dà ai partecipanti la possibilità di apprendere attraverso l’azione diretta, la riflessione e il coinvolgimento collaborativo in modo da sviluppare competenze e conoscenze in modo pratico. Ma i benefici si allargano all’azienda che vede migliorare la propria reputazione e alle organizzazioni non profit che stringono relazioni più forti con le imprese. Giorgio, Guardini e Villa uniscono esperienze differenti nel campo della sostenibilità, del giornalismo e del volontariato per raccontare un fenomeno che sta prendendo piede anche nel nostro Paese e contribuisce a costruire una società migliore.