La crescita economica si sta
rafforzando nell'area euro, e continuerà a farlo anche il
prossimo anno "in buona parte grazie al sostegno della politica
monetaria". Tuttavia permangono dei rischi esterni di una ripresa
meno solida e in generale "la politica monetaria da sola non può
garantire una crescita duratura ed elevata". Per questo, nelle
sue considerazioni finali all'assemblea annuale della Banca
d'Italia, il governatore Ignazio Visco ha richiamato la necessità
di rilanciare gli investimenti.
Un compito che coinvolge governi e Commissione europea. Serve "un
ragionevole utilizzo dei margini di flessibilità esistenti", ha
spiegato Visco. In particolare da parte dei Paesi con debito più
basso e finanze pubbliche più solide (un richiamo che sembra
riguardare innanzitutto la Germania).
"Va data rapida attuazione al Piano di investimenti per
l'Europa". E servirebbe una capacità di finanziamento autonoma
dell'area euro. "Potrebbe essere realizzata con l'istituzione di
meccanismi di stabilizzazione automatica del ciclo economico, un
primo passo verso una vera e propria unione di bilancio", ha
osservato.
L'Italia torna a crescere ma c'è il rischio
di una ripresa frenata che non crea occupazione. Un timore, questo,
particolarmente accentuato nel Mezzogiorno. Occorre perciò rimuovere
le debolezze della nostra struttura economica e produttiva
accelerando le riforme: solo così l'uscita dalla crisi potrà
riflettersi in un aumento dei posti di lavoro assicurando nuova linfa
alla domanda interna, in grado, a sua volta, di consolidare lo
sviluppo, ha spiegato Visco."In un contesto ancora difficile la politica di bilancio ha cercato un equilibrio fra rigore e sostegno dell'economia. Dopo gli interventi fortemente restrittivi imposti dalla crisi di fiducia del 2011 è statoappropriato dosare le azioni di consolidamento di bilancio per non ostacolare la ripresa".
Prematuro il giudizio sul jobs act. "I recenti provvedimenti di riforma
del mercato del lavoro - afferma - hanno esteso i meccanismi di
sostegno del reddito dei disoccupati e ridotto per i nuovi
contratti il disincentivo alle assunzioni a tempo indeterminato
connesso con l'incertezza sugli esiti della risoluzione dei
rapporti di lavoro. Una valutazione compiuta degli effetti di
questi provvedimenti è prematura. La dinamica dell'occupazione
riflette ancora la debolezza della domanda e gli ampi margini di
capacità produttiva inutilizzata".
La forte espansione delle assunzioni a tempo indeterminato
nei primi mesi del 2015, - prosegue - "favorita anche dai
consistenti sgravi fiscali in vigore,è un segnale positivo.
Suggerisce che con il consolidarsi della ripresa l'occupazione
potrà crescere e orientarsi verso forme più stabili".