La criminalità rappresenta un freno
alla crescita economica e all'occupazione del Paese. Lo ha
sottolineaato il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco,
nel corso del suo intervento al convegno sul contrasto
all'economia criminale. "Il rispetto della legalità, in
particolare, svolge un ruolo fondamentale: la criminalità
organizzata, la corruzione e l'evasione fiscale non solo
indeboliscono la coesione sociale, ma hanno anche effetti
deleteri sull'allocazione delle risorse finanziarie e umane e
sull'efficacia delle riforme in atto - ha dichiarato - Rendono
impossibile la costituzione di un ambiente favorevole
all'attività d'impresa, e quindi all'occupazione, e riducono le
possibilità di crescita dell'economia".
Visco ha sottolineato come sia "complessa", rispetto alla
misurazione della diffusione della criminalità, la
quantificazione del suo valore. "Dati i limiti di indicatori di
tipo oggettivo, ci si affida spesso a indicatori qualitativi - ha
spiegato - Le percezioni di imprese e individui riguardo alla
sicurezza, alla diffusione della criminalità e alla qualità delle
istituzioni nel territorio in cui operano sono infatti cruciali
nel determinarne le scelte economiche".
Già oltre 20 anni fa in Banca d'Italia,
ha sottolineato Visco, "si evidenziava l'impatto negativo della
criminalità sul contesto imprenditoriale meridionale" e "non mi
sembra che molto sia cambiato da allora".
"Pur nella difficoltà di pervenire a stime quantitative
aggregate, oggi disponiamo di maggiori evidenze sulla dimensione
di tale impatto - ha spiegato - Un lavoro recente ha stimato che
l'insediamento della criminalità organizzata in Puglia e
Basilicata nei primi anni Settanta ha generato nelle due regioni,
nell'arco di un trentennio, una perdita di Pil di circa il 16%,
rispetto a un scenario controfattuale appositamente costruito in
modo da ricalcare le condizioni socio-economiche".