Per far fronte alla crisi rafforzando l'Fmi e la vigilanza sull'attività finanziaria internazionale, l'Ue chiede a Barak Obama un vertice del G20 da tenersi entro un mese dal suo insediamento alla Casa Bianca. Riuniti ieri a Bruxelles, i leader dei 27 Paesi europei si sono accordati per proporre un vertice G20 entro 100 giorni da quello che il 15 novembre a Washington vedrà George W. Bush come padrone di casa, ma con scarso peso in quanto presidente uscente. Nel frattempo, Obama potrà valutare la posizione comune che i Ventisette hanno approvato ieri per rispondere alla crisi attuale evitandone altre. Posizione comune da sostenere già nella riunione dei ministri finanziari del G20 questo fine settimana in Brasile e che ieri il vertice Ue ha sintetizzato in cinque punti: 1) dare al Fondo monetario internazionale una responsabilità primaria, assieme al Financial stability forum ora presieduto dall'italiano Mario Draghi, nel raccomandare le misure per ristabilire fiducia e stabilità nei mercati; 2) mettere sotto sorveglianza le agenzie di rating perché rispettino un rigoroso codice di condotta; 3) aumentare la convergenza degli standard contabili e rivedere la regola del fair value che in tempi di crisi costringe le aziende a svalutare le attività finanziarie in portafoglio; 4) garantire che nessun segmento di mercato, territorio " a cominciare dai paradisi fiscali " o istituzione finanziaria, hedge funds inclusi, sfugga ai sistemi di vigilanza; 5) migliorare i codici di condotta in modo da impedire all'industria finanziaria di assumere rischi eccessivi, come quelli all'origine della crisi finanziaria attuale. Nell'elenco, che ricalca le proposte presentate dal capo di Stato francese Nicolas Sarkozy come presidente di turno dell'Ue, non c'è nulla che assomigli a un governo sovranazionale dell'economia: un'idea cara a Sarkozy ma bloccata dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal premier britannico Gordon Brown. Sarkozy ha ripiegato su un semplice coordinamento e la dichiarazione del vertice auspica «una concertazione efficace sulla risposta di politica economica alla crisi che ciascun Stato membro deve definire per affrontare la situazione». Grazie a questo sacrificio, momentaneo nell'ottica di Parigi, la presidenza francese dell'Ue ha ottenuto l'approvazione unanime delle sue proposte. Nella riunione di Bruxelles vi è stato consenso anche sulla necessità di allargare le iniziative anticrisi dal settore della finanza a quello delle imprese, in una fase nella quale (non lo segnalano solo le più recenti indicazioni del Fmi, lo constata ora per l'area dell'euro anche Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo) l'insieme delle economie avanzate sta per entrare in recessione l'anno prossimo. Il passaggio a iniziative di sostegno alla economia reale, per cui il premier Brown raccomanda di agire sulla leva fiscale, viene in questi giorni auspicato in particolare dall'Italia e ieri Silvio Berlusconi ha preannunciato una misura specifica. «Stiamo studiando la misura di far pagare l'Iva alle aziende non all'emissione della fattura ma al ricevimento del pagamento, potremmo inserirla nel pacchetto che adotteremo la prossima settimana», ha annunciato il presidente del Consiglio, sottolineando che «in un momento di crisi come questo occorre intervenire con provvedimenti che lascino risorse nelle casse delle aziende», soprattutto delle piccole e medie imprese. Sarkozy ha deciso di cedere alla Spagna uno dei due seggi che nel G20 spettano alla Francia, come membro del G8 e presidente dell'Ue, e a conclusione del vertice ha detto di aver già informato Bush e Obama della posizione comune dell'Ue spiegando che «vogliamo dare un contributo alla riforma del sistema finanziario internazionale, senza rigidità o aggressività, ma d'ora in poi ci si dovrà abituare ad una novità politica: l'Europa parla con una sola voce e tutti dovranno abituarcisi».