Proprio perché non si vuole che le Settimane sociali diventino pura accademia, il Comitato scientifico e organizzativo dell’appuntamento ecclesiale ha ipotizzato anche un percorso che potremmo definire il “post-Trieste”. L’idea, infatti, è che tutto quanto sarà emerso dai lavori di Trieste non resti soltanto sulla carta, ma possano diventare azioni concrete nel territorio. Ecco perché dal settembre 2024 all’aprile 2025 si aprirà una fase definita «di generazione nel territorio», magari partendo anche dalle buone pratiche che saranno raccolte nel percorso. Una fase che a maggio 2025 - nel pieno del Giubileo - si dovrebbe concludere con un evento di sintesi del percorso compiuto.
«Sono contento che la presentazione di questo Documento preparatorio avvenga nel giorno della memoria liturgica del beato don Pino Puglisi, che ha mostrato con la propria vita l’importanza della partecipazione». L’arcivescovo di Catania Luigi Renna, presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici in Italia, sottolinea con forza questo passaggio presentando il Documento preparatorio delle Settimane sociali (scaricabile dal sito www.settimanesociali.it) la cui 50ª edizione si svolgerà a Trieste dal 3 al 7 luglio 2024. E il riferimento all’impegno di don Puglisi non è stato casuale visto che il tema scelto dalla Chiesa italiana per questo appuntamento ecclesiale si intitola «al cuore della democrazia».
Presentazione avvenuta nell’aula Pio XIdell’Università Cattolica a Milano, che, sottolinea l’assistente ecclesiastico generale il vescovo Claudio Giuliodori, «è figlia delle Settimane sociali, visto che sin dalla sua prima edizione nel 1907 c’è sempre stato un spazio per l’allora costituenda Università Cattolica. Un sogno tanto desiderato dal beato Giuseppe Toniolo, che delle Settimane sociali è stato un protagonista di primo piano».
Ma anche un appuntamento che si colloca all’interno del Cammino sinodale della Chiesa italiana e di quella universale, con la prospettiva di raggiungere il Giubileo del 2025.
«Nel Cammino sinodale – aggiunge Renna – i temi di carattere sociale sono emersi costantemente nei 50mila cantieri, segno che i credenti si sentono corresponsabili della vita del Paese». Del resto « le Settimane non sono un evento o una serie di eventi – spiega l’arcivescovo di Catania – ma un popolo che da più di cento anni cerca di vivere la cittadinanza, la presenza, la ricchezza dei valori che lo caratterizzano nel nostro Pese e nell’Europa, con lo sguardo aperto sul mondo».
Un cammino – quello delle Settimane sociali – che da sempre accompagna la storia del nostro Paese: fu così nel 1945 quando si parlò di «Costituzione e costituente» (eravamo appena usciti dalla dittature fascista); o nel 1960 quando si rifletté sulle migrazioni interne e internazionali; o come nell’edizione del 2011 dove a fare da filo conduttore fu il tema dell’ambiente e della difesa del Creato. «Nel 2024 celebreremo i 75 anni della nostra Costituzione e proprio per questo abbiamo voluto avviare una riflessione sulla partecipazione» spiega il presidente del Comitato organizzatore. Non vuole, però, essere solo un momento di riflessione, ma «mettere in luce processi già in atto e promuoverne di nuovi».
LE TAPPE
Luglio-ottobre 2023
È la fase di lancio del documento preparatorio verso le Settimane sociali dei cattolici in Italia
2
Novembre 2023 maggio 2024
In questo periodo vi sarà la lettura del Documento preparatorio nei singoli territori
3
Dal 3 al 7 luglio 2023
Sono le date in cui si svolgeranno le Settimane sociali a Trieste, coinvolgendo l’intera città
Insomma, aggiunge Elena Granata, docente al Politecnico di Milano e vicepresidente del Comitato organizzatore, «la questione è saper leggere i segni del nostro tempo», cioè essere quei «poeti sociali di cui parla il Papa, cioè persone capaci di comprendere i bisogni, di interagire per dare una soluzione, ma anche operando in modo politico per soluzioni non solo legate all’emergenza». Anche in questo caso, avverte la professoressa, occorre pensare al termine partecipazione democratica in un senso più ampio rispetto a quello del solo partecipare al voto. «Partecipare non è solo una forma di governo, ma una forma di desiderio dell’uomo. Quello di vivere insieme volentieri trasformando i luoghi – famiglia, lavoro, scuola, Chiesa, relazioni sociali e tanto altro – con lo stile della fraternità» conclude la vicepresidente del Comitato.
Siamo, dunque, all’avvio di «un percorso – dice il professore Sebastiano Nerozzi, segretario del Comitato – che ha tappe definiti, ma i cui contenuti sono ancora aperti al contributo di tutti, persino anche di chi non sarà tra i 1.500 delegati» individuati dalle diocesi, dai movimenti laicali, dalle scuole di formazione socio-politica, dalle congregazioni religiose, dai giovani, «e anche da chi già ora mette in campo delle buone pratiche. È una delle novità che mettiamo in campo in questo cammino».
Un coinvolgimento che partirà anche in questa fase di avvicinamento alle Settimane sociali. «Ci piacerebbe che tutto questo lavoro – commenta Nerozzi – riuscissimo a sperimentare dinamiche di partecipazione nuove, sapendo tessere reti e alleanze nei territori, individuando tematiche su cui coinvolgere l’intera opinione pubblica, non soltanto cattolica. Ma ancora più importante è quanto sapremo costruire in questo percorso e che ancora non possiamo immaginare». Un servizio che le Settimane sociali dei cattolici in Italia continua a offrire al Paese.