Le vendite al dettaglio a ottobre registrano una caduta, perdendo l'1% rispetto a settembre e il 3,8% su base annua. Lo rileva l'Istat, sottolineando che si tratta del quarto calo mensile consecutivo e del settimo tendenziale. In termini congiunturali ad andare peggio è l'alimentare (-1,3%). Le vendite al dettaglio nei primi dieci mesi del 2012 risultano in calo dell'1,9%, a confronto con lo stesso periodo dello scorso anno. In calo rispetto a settembre risulta anche il comparto del non 'food' (-1,0%), che su base annua segna la contrazione più forte, in ribasso del 4,0%, a fronte del -2,9% registrato per l'alimentare. In particolare l'Istat fa notare le forti perdite subite a ottobre, su base annua, dai settori dei 'supporti magnetici, strumenti musicali' (-11,6%), degli 'elettrodomestici, radio, tv e registratori' (-6,6%), dei 'giochi, giocattoli, sport e campeggio', oltre che delle 'calzature, articoli in cuoio e da viaggio' (-6,3% per entrambi i gruppi). L'Istituto di statistica ricorda come per vendite al dettaglio si intendi il valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi.A ottobre le vendite al dettaglio crollano anche per la grande distribuzione, in discesa del 4,8% su base annua. Si salva solo il discount alimentare (+0,6%), mentre tutte le altre tipologie sono in perdita, dagli ipermercati (-6,7%) ai supermercati (-2,6%). Lo rileva l'Istat, aggiungendo che per i piccoli negozi si registra una diminuzione del 3,0%, sempre in termini tendenziali.
CONSUMATORI: CADUTA CONSUMI È DEL 5,2%"Nonostante siano a nostro parere ancora sottostimati, i dati diffusi oggi dall'Istat rivelano lo stesso quadro allarmante che denunciamo ormai da tempo. Il commercio in calo del 3,8% sull'anno è, infatti, un segnale chiaro ed inequivocabile della profonda crisi in cui si trovano le famiglie". È quanto scrive in un comunicato Federconsumatori precisando che, secondo quanto rilevato dal suo osservatorio nazionale, la caduta dei consumi a fine anno registrerà una frenata decisamente più allarmante, del 5,2%. Questo - dice l'associazione- equivale, in termini annui, ad una diminuzione media della spesa delle famiglie di circa 1.539 euro, pari ad una minore immissione sul mercato di oltre 36,9 miliardi euro. Per i consumi natalizi la contrazione, secondo le prime stime, risulta pari al 12%, ad oggi rileviamo in alcune città una caduta anche di oltre il 15%. Di fronte ad un andamento simile, dice l'associazione, il Governo dovrebbe avviare misure immediate per sostenere il potere di acquisto delle famiglie, specialmente quelle a reddito fisso. Secondo
Rosario Trefiletti ed
Elio Lannutti: "piuttosto che escogitare come appesantire ulteriormente gli oneri a carico delle famiglie, attraverso nuove tasse dei rifiuti che si prospettano salatissime o provvedimenti improbabili ed improponibili come l'ulteriore aumento dell'Iva, bisognerebbe disporre un blocco delle tariffe, un'anticipazione immediata dei saldi ed una detassazione a favore del reddito fisso, lavoratori e pensionati".
COLDIRETTI: DUE ITALIANI SU TRE A CACCIA DI SCONTI Quasi due italiani su tre tagliano sulla spesa con il 62% che confronta con più attenzione del passato i prezzi, il 56% che fa lo slalom tra le corsie alla ricerca delle offerte speciali 3 per 2 e degli sconti, e oltre la metà (51%) che va a caccia dei prodotti low cost. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Swg, che -scrive l'organizzazione in un comunicato -evidenziano i motivi del crollo del commercio al dettaglio registrato ad ottobre dai dati Istat con il calo su base annua della spesa alimentare (-2,9%) maggiormente accentuato nei piccoli negozi (-3,5%) ma anche nella grande distribuzione (-2,5%) mentre crescono solo i discount alimentari (+0,6%). In controtendenza è da segnalare - precisa la Coldiretti - il boom degli acquisti diretti dal produttore al quale si rivolge regolarmente ormai ben il 14% degli italiani, il 48% qualche volta, il 27% raramente e solo l'11% mai.
CONFESERCENTI: PREOCCUPA ACCELERAZIONE FLESSIONE "Una preoccupante accelerazione della flessione". Confesercenti commenta così, in una nota, i dati sulle commercio al dettaglio di ottobre diffusi oggi dall'Istat. "Le rilevazioni dell'istituto statistico mostrano un netto peggioramento di una situazione già critica, con una diminuzione sull'anno molto più marcata di quella registrata nel 2011. Un segnale allarmante - continua la nota - che restituisce la fotografia di un'Italia dalla cinghia sempre più stretta e priva di fiducia nel futuro". I primi dati sulle vendite di Natale, raccolti da Confesercenti, confermano il trend negativo: ad una settimana dalla festività, si registrano cali in tutte le grandi città italiane, con diminuzioni che toccano il 9% a Palermo e Napoli, soprattutto nell'abbigliamento (-15%). "Si sta consegnando una pesantissima eredità al 2013, anche perché non si vede l'ombra di un intervento fiscale che possa ridare la fiducia che sembra essere sparita anche dai ragionamenti della politica". "I segnali allarmanti che arrivano dalle vendite - conclude Confesercenti - devono essere tenuti debitamente in conto dai partiti, che nella campagna elettorale non dovranno prescindere dalla corretta valutazione della gravità della situazione economica del Paese. Non servono promesse mirabolanti, ma progetti anche urgenti d'intervento".
CIA: CURA DIMAGRANTE AL CARRELLO ALIMENTARE Continua la cura dimagrante al carrello della spesa. A ottobre le vendite al dettaglio dei prodotti alimentari sono crollate del 2,9 per cento su base annua e dell’1,3 per cento rispetto al mese precedente. È l’ennesimo segnale di una situazione ormai giunta al limite, con gli italiani in trincea e la spesa pro capite per cibo e bevande tornata ai livelli del dopoguerra. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, spiegando che ad oggi l’unica speranza per ridare un po’ di fiato ai consumi alimentari viene dal Natale alle porte. Secondo i nostri dati, infatti, le famiglie preferiscono “tagliare” su regali (-9 per cento) e vacanze (-4 per cento) che rinunciare alle tradizioni enogastronomiche -osserva la Cia- e gli alimentari, quindi, sono l’unica voce di spesa prevista in crescita (+1 per cento) durante queste feste. Natale a parte, però, il quadro resta veramente critico: gli italiani sono “soffocati” dal progressivo crollo di redditi e potere d’acquisto e dal parallelo aumento degli oneri fiscali e questo si riflette in modo diretto sui consumi di cibo e bevande -ricorda la Cia-. Oggi il 34 per cento delle famiglie del Belpaese (7,4 milioni) dichiara di optare ormai per prodotti “low-cost” o di qualità inferiore -evidenzia la Cia- mentre il 28 per cento (6,5 milioni) ammette di rivolgersi quasi esclusivamente ai discount, ricercando tout-court sconti e promozioni commerciali. Una scelta che viene confermata anche dai dati odierni dell’Istat sulle tipologie di esercizio commerciale. A ottobre infatti -sottolinea la Cia- le vendite di prodotti alimentari “reggono” solo nei discount (+0,6 per cento), mentre crollano completamente gli acquisti sia nei piccoli negozi di quartiere (-3,5 per cento) che in supermercati (-2,6 per cento) e ipermercati (-6,7 per cento).