Il peso della crisi spinge le famiglie italiane verso il burrone dell’usura. In 10 anni sono quasi quintuplicate quelle sovraindebitate, in 4 anni le banche hanno raddoppiato i rifiuti alle richieste di prestiti. Tanto che nel 2010 erano oltre un milione e 200 mila le famiglie realmente a rischio strozzinaggio, il 5% del totale, soprattutto in Piemonte (263mila), Lombardia (215mila) e Campania (154mila). La denuncia della Consulta nazionale antiusura tratteggia un quadro preoccupante, aggravato dal crescente ricorso al gioco d’azzardo. Solo in parte mitigato dalla buona notizia del rifinanziamento pubblico di 30 milioni al fondo di garanzia antiusura. E l’allarme sul rischio per le famiglie non tiene conto degli ultimi e più duri sviluppi della crisi, sottolinea monsignor Alberto D’Urso: «Indebitamento e deficit economico delle famiglie – dice il segretario nazionale della Consulta – appaiono in questi ultimi tempi ancora più gravi rispetto al 2010. E le previsioni per il futuro non sono incoraggianti. Oggi solo il 38,7% delle famiglie italiane riesce a risparmiare, il 46,2% ha iniziato a intaccare i propri risparmi, e chi giudica sufficiente il proprio reddito è al minimo storico: il 45,7%». È il sociologo Maurizio Fiasco a illustrare la ricerca che ha elaborato per la Consulta sui dati raccolti ogni due anni dalla Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie, con un campione di 7.500 nuclei: «Tra il 2000 e il 2010 – dice – si è quintuplicato il numero delle famiglie che si considerano sovra-indebitate», cioè con saldo negativo patrimoniale superiore al 30% del reddito. Se nel 2000 erano 194.400, lo 0,9%, nel 2010 erano diventate 1 milione 95 mila 820, il 4,4%. «Fino a qualche anno fa sostenere le famiglie in sofferenza economica era un dovere etico e solidaristico», ragiona Fiasco: «Oggi, con la crisi economica e del debito pubblico, è uno scenario "macro": non si tratta solo di aiutare chi è sfortunato, ma di lavorare a una condizione strutturale per progettare e concepire la fuoriuscita dalla crisi». Il giro di vite delle banche alla concessione di mutui e prestiti, poi, è un altro fattore di rischio. Nel 2006 i «no» erano stati il 10,8%, nel 2010 diventano il 23,9% e al Sud 38%. A confermare i numeri "asettici" di Bankitalia ci sono quelli raccolti sul campo da 12 delle 28 fondazioni diocesane che formano la Consulta. Tra le 8.980 famiglie accompagnate fuori dal labirinto degli usurai, le cause di difficoltà sono spese mediche (17,6%), caro-vita che ha reso impossibile il mutuo (15%) o le rate di beni di consumo (13%), spese non necessarie (10,5%), cassa integrazione (10%). Il dato positivo è l’annuncio del commissario antiracket e antiusura, prefetto Giancarlo Trevisone: «Sto firmando la lettera perché 30 milioni del fondo Consap siano destinati all’articolo 15 della legge antiusura. Interno e dell’Economia sono avvisati, dopo l’estate i soldi saranno disponibili». Il 70% è destinato alle imprese, il 30% - circa 9 milioni - servirà a riabilitare le famiglie sotto usura.