Il 2020 è annata di scarica per l’olivicoltura italiana. Si produrrà, quindi, meno olio di oliva. E non per colpa di Covid-19, ma per il naturale alternarsi dei cicli produttivi dell’olivo, oltre che per un'annata difficile dal punto di vista climatico e a causa dell’imperversare, in alcune aree dello Stivale agricolo, della Xylella. Quali che siano le cause, ciò che sta accadendo per l’olivicoltura è la prova – se ve ne fosse ancora bisogno -, delle condizioni alle quali l'agricoltura deve sottostare: l'influenza del clima e dei cicli naturali che si ripercuotono subito sui mercati, sui prezzi e in definitiva sull'occupazione agricola.
Stando a quanto indicato da Ismea, Unaprol e Coldiretti, quest’anno si arriverà a produrre circa 255 milioni di chili di olio: il 30% in meno rispetto all'anno prima. A soffrire pare siano alcune delle regioni d'eccellenza per la produzione olivicola come la Puglia, la Calabria e la Sicilia; meglio, invece, vanno le cose in Toscana, Lazio, Umbria e Liguria. Al di là delle quantità, tuttavia, sembra che ottima sia anche quest’anno la qualità del prodotto. Condizione essenziale alla quale il mercato è più che attento tanto da premiare ancora una volta l’olio di oliva nazionale. Di fronte a quantità che si preannunciano inferiori rispetto al 2019, le quotazioni sono già in crescita. Eppure i produttori sono in allerta. Coldiretti spiega come ci si trovi davanti ad una “situazione produttiva preoccupante a fronte dell'aumento del 9,5% degli acquisti delle famiglie italiane che con l'emergenza Covid sono tornate a fare scorte in cucina con i prodotti base della dieta mediterranea”. L'Italia, tra l'altro, è il più forte consumatore di olio di oliva al mondo. Forte domanda, scarsa produzione, prezzi in crescita sono la triade ideale per scatenare speculazioni dannose oltre che l'arrivo di oli di oliva non di qualità. I coltivatori precisano: “L’andamento dei prossimi mesi dipenderà come di consueto dalla situazione internazionale con la produzione mondiale stimata in linea a quella dello scorso anno ed i prezzi in Spagna, Grecia e Tunisia che mostrano tendenze al rialzo”. In gioco, come sempre, una delle preziosità dell’agroalimentare nazionale, che vale tutela dell'ambiente e qualità alimentare, oltre che lavoro per circa 400mila aziende agricole specializzate, un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.