martedì 15 settembre 2009
I dati di Unioncamere e ministero del Lavoro: meno assunzioni, ma si cercano professionalità. Titolo di studio decisivo, le imprese alzano il livello qualitativo delle figure da assumere. In testa Economia e i diplomi da ragioniere.
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Meno assunzioni ma più qualifi­cate. Nell’anno della grande crisi le imprese aprono le por­te soprattutto a laureati e diplomati. Nel 2009 saranno il 54% del totale, tre punti sopra il 2008 e dieci sul 2007. In testa alla preferenze si mantengono e­conomisti e ingegneri insieme a ragio­nieri e periti. Intendiamoci, l’aumento è solo percentuale, perchè in valori as­soluti quest’anno il numero dei nuovi contrattualizzati ( esclusi gli stagiona­li) è crollato a 523mila unità, quando nel 2008 erano stati 827mila, oltre il 50% in più. Ma se la crisi morde sull’occupazio­ne – e il saldo tra en­trate e uscite nel 2009 sarà negativo di oltre 212mila posti – non interrompe il trend di crescita delle figure a maggiore professiona­lità. Anche perché la recessione ha colpito soprattutto il settore manifatturiero e quello edilizio. I dati arrivano dal sistema informativo Excelsior di Unioncamere e del mini­stero del Lavoro, uno strumento di o­rientamento per i giovani e le famiglie alla presa con la scelta degli studi. E smentiscono che i titoli di studio non servano. Sulle 523mila assunzioni complessive programmate dagli imprenditori per l’intero 2009 quasi 62.500, il 12% del totale, riguarda personale con il titolo universitario ( era il 10,6% nel 2008). Oltre 221mila, il 42%, quelle dirette a giovani con il diploma ( era il 40,5 lo scorso anno). Per il presidente di U­nioncamere Ferruccio Dardanello le aziende reagiscono alla crisi « inve­stendo sul capitale umano, la risorsa principale su cui può contare l’impre­sa. L’obiettivo è quello di di prepararsi alla sfida delle ripresa potendo conta­re su capacità capaci di produrre in­novazione e accrescere la competiti­vità » . La ricerca ricorda anche che le azien­de prestano molta attenzione, nel va­lutare un possibile candidato, oltre ai titoli alle esperienze professionali pre­cedenti ( un criterio che peserà sul 57,5% delle assunzioni). Nella classifica delle lauree più richie­ste, dopo quella in Economia ( 18.600 assunti) si piazzano gli ingeneri ( so­prattutto elettronici- informatici, poi industriali) in tutto quasi 16mila, se­guiti dai « dottori » dell’indirizzo sani­tario e paramedico ( 6.680). Tra i diplomati si confermano al pri­mo posto i ragionieri ( quasi 76mila) seguiti a distanza dai periti 14.800 e dai diplomati nelle scuole turistiche e al­berghiere. Circa 8mi­la le richieste di periti elettrotecnici. L’indi­rizzo « amministrativo e commerciale » con­solida così il suo pri­mato: vale quest’an­no il 34,2% delle as­sunzioni, quasi un punto in più del 2008. Anche sotto il profilo dei titoli di studio richiesti si confer­ma il forte divario tra Nord e Sud: lau­rea e diploma sono più richiesti al Nord- Ovest ( 60% del totale) e al Nord­Est ( 53,6%). La percentuale di posti ri­servati a neo- dottori e diplomati scen­de al Centro ( 53,3%) e soprattutto al Sud, dove è pari al 50,1%, con solo il 9% delle assunzioni riservata ai lau­reati. Nella classifica delle province, Milano, Torino e Roma si confermano quelle dove il maggior numero di op­portunità è riservato ai laureati. In co­da, invece, Imperia, Grosseto e Asti, dove la laurea conta meno nella lotta per accaparrarsi un posto di lavoro. La maggiore disponibilità di lavoro in­nescata dalla crisi, aggiunge poi U­nioncamere, ha ridotto la quota di as­sunzioni considerate di difficile repe­rimento. Ma resta una discordanza tra i bisogni delle aziende e le disponibi­lità professionali effettivamente repe­ribili: così spesso le imprese assumo­no candidati con qualificazioni più basse di quanto cercavano per poi for­marli dopo l’assunzione.
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