mercoledì 7 agosto 2024
Si avvicina la firma del patto dopo una trattativa di oltre due decenni. L'opposizione di Francia e Austria si è fatta più debole e non impedirà l'accordo. Bruxelles punta a una firma entro fine anno
I leader dei Paesi del Mercosur al vertice di inizio luglio

I leader dei Paesi del Mercosur al vertice di inizio luglio - Ansa

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Passate le elezioni europee e con l’indebolimento del principale oppositore, il presidente francese Emmanuel Macron, accelerano i negoziati per arrivare in porto con il mega accordo Ue-Mercosur. Obiettivo: arrivare a compimento entro fine anno. A lanciare la notizia è il Financial Times, che cita varie fonti Ue. Sarebbe il punto d’arrivo dopo 25 anni di negoziati. L’accordo con i cinque Paesi latinoamericani (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, e, frasca di adesione, la Bolivia, più, come associati al Mercosur, Cile, Perù, Colombia ed Ecuador) porterebbe a un mercato di circa 800 milioni di persone, con risparmi pari a 4 miliardi di euro l’anno per le imprese europee, che hanno investimenti nella regione pari a 330 miliardi di euro.

Un accordo che però ha suscitato le dure critiche degli agricoltori europei, preoccupati dalla possibile concorrenza di prodotti agricoli latinoamericani, come pure degli ambientalisti, anzitutto per il timore che si favorisca il disboscamento dell’Amazzonia. E ancora viva è la ferita del fallimento dell’intesa di principio raggiunta già il 28 giugno 2019, e poi silurata anzitutto dalla Francia.

La pandemia del 2020-21 e l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 hanno però cambiato le carte in tavola. L’eccessiva dipendenza da singole potenze come Russia e Cina hanno reso urgente diversificare. Oltretutto, l’Europa guarda con apprensione alla presenza sempre più cospicua di Pechino in Sud America.

Secondo il Financial Times, ormai si registra soltanto l’opposizione di Francia e Austria, insufficiente a formare una minoranza di blocco per fermare la parte commerciale dell’accordo che la Commissione ha staccato dal resto del pacchetto: in materie strettamente di commercio estero, l’Unione ha competenza esclusiva, e serve dunque solo un voto a maggioranza qualificata degli Stati membri nel Consiglio Ue e a maggioranza semplice del Parlamento Europeo. Solo per la seconda parte, che però in questo caso è meno importante, riguardante investimenti diretti, apertura dei servizi, appalti e altre materie, è richiesta l’unanimità degli Stati membri e la ratifica di tutti e 27 i Parlamenti nazionali. Il 18 luglio 2023 la premier Giorgia Meloni ha dichiarato di sostenere «gli sforzi della Commissione per arrivare a un'intesa con i paesi del Mercosur che sia davvero vantaggiosa per entrambi». Nettamente a favore sono anzitutto Spagna e Germania. Già a fine 2023 si era di nuovo arrivati vicinissimi a un’intesa, ma il cambio della guardia a Buenos Aires (con l’arrivo alla Casa Rosada di Javier Milei, inizialmente contrario al Mercosur) e l’ennesima alzata di scudi di Macron c’era stato un nuovo stop.

L’obiettivo di Bruxelles è risolvere gli ultimi nodi al vertice del G20 a novembre a Rio de Janeiro. I Paesi del Mercosur si erano irritati per la bozza di dichiarazione congiunta con cui a inizio 2023 la Commissione – per fugare i dubbi di vari Stati membri (tra cui oltre a Francia e Austria figuravano anche Olanda, Irlanda e Polonia) – vuole precisare la necessità di garanzie ambientali e di rispetto degli obbligi dell’accordo di Parigi sul clima, nonché impegni sul miglioramento delle condizioni dei lavoratori e per lo sviluppo sostenibile. I Paesi Mercosur poi a fine 2023 hanno fatto loro controproposte (anzitutto sostegni finanziari per le necessarie riforme). Tra i nodi aperti c’è anche la nuova legge Ue contro la deforestazione, che vieta l’importazioni di beni come legno, manzo e caffè da aree colpite dal fenomeno. Per i Paesi del Mercosur è protezionismo mascherato. Altro nodo, le denominazione protette. Il testo del 2019 prevede che siano completamente tutelati dall’apertura del mercato 350 prodotti protetti europei, ma l’Ue chiede di bandire pure fenomeni come il classico “Italian sounding” tipo “Parmesan”. Problema soprattutto per l’Argentina, che ha una folta popolazione di origine italiane e produce in loco alcune di queste specialità. Infine, il Brasile chiede tutele per la sua industria automobilistica.

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