Il colpo di grazia all’annus horribilis del turismo l’hanno dato le restrizioni natalizie, con zone rosse e arancioni che – di fatto – hanno spazzato via l’illusione di poter rialzare la testa ai titoli di coda di un 2020 da incubo. Niente da fare: il finale non ha invertito un trend che prosegue dal primo lockdown di inizio marzo. Con gli impianti sciistici chiusi, neanche le località di montagna sono state risparmiate dalla valanga del Covid. Così, quello che sta per chiudersi, passerà alla storia come l’anno peggiore di sempre per tutta la filiera: dalle strutture ricettive alle agenzie di viaggio, dai tour operator e alle crociere. Non c’è area che sia stata risparmiata dall’effetto coronavirus e i fatturati di migliaia di aziende sono stati azzerati o quasi. Il turismo, che in tempi "normali" contribuisce al 13% del Pil tricolore, è chiaramente uno dei settori più penalizzati dalla pandemia.
La fotografia della crisi è un bilancio da profondo rosso. Il segno "meno" è ovunque. Secondo i dati dell’Enit, i visitatori totali internazionali e nazionali sono dimezzati rispetto all’anno precedente, per un calo complessivo di 57 milioni di presenze. Inoltre, i pernottamenti turistici totali sono diminuiti di circa 186 milioni e la spesa di 71 miliardi di euro. Gli impatti sono maggiori per gli arrivi internazionali che per i viaggi nazionali. I visitatori internazionali pernottanti sono scesi del 64% (pari a 40 milioni di visitatori) quest’anno e i domestici del 31% (16 milioni) rispetto al 2019.
Emergenza nell’emergenza, con il crollo delle vacanze a lungo raggio, è la situazione disastrosa vissuta da agenzie di viaggio e tour operator. «Il comparto ha perso il 97% del giro di affari», è il grido d’allarme di Ivana Jelinic, la presidente della Fiavet. Anche le stime per il 2021 non sono incoraggianti. «Al momento – fa notare la presidente della Federazione aderente a Confcommercio – si ipotizza almeno un primo semestre di contrazione assoluta». La ripresa sarà lenta per l’intero settore. «Entro il 2023 – spiega il presidente dell’Enit Giorgio Palmucci –, salvo imprevisti, il turismo complessivo avrà ripreso a superare leggermente i volumi dello scorso anno». Il virus è destinato a lasciare un segno profondo sulle abitudini dei viaggiatori: il primo a ripartire sarà il turismo interno, mentre per tornare ai livelli pre-Covid di visitatori internazionali pernottanti serviranno più di tre anni.
Dai dati Enit quest'anno si chiuderà con un calo di 57 milioni di visitatori. Per agenzie di viaggi e tour operator giro d'affari giù del 97%. Più tornare ai livelli del 2019 serviranno più di 3 anni
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