lunedì 19 ottobre 2009
La mobilità del lavoro e la precarietà non costituiscono un valore in sé, anzi, per l'Italia, come per molti Paesi dell'Europa Occidentale, «il posto di lavoro fisso è preferibile, dal momento che costituisce la base per la stabilità della società». Così il ministro dell'Economia in un convegno a Milano, sottolineando le conseguenze negative della globalizzazione.
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La mobilità del lavoro e la precarietà non costituiscono un valore in sé, anzi, per l'Italia, come per molti Paesi dell'Europa Occidentale, il posto di lavoro fisso è preferibile, dal momento che costituisce la base per la stabilità della società. A dirlo è il ministro dell'Economia Giulio Tremonti che, intervenendo a Milano a un convegno sulla partecipazione dei lavoratori all'azienda, sottolinea le conseguenze negative che la globalizzazione ha prodotto sull'organizzazione del lavoro.La globalizzazione ha portato al "passaggio dal fisso al mobile, dal posto fisso e ciò che non è più fisso, ma è variabile e mobile", sottolinea Tremonti. "Io non credo che la mobilità sia di per sé un valore, credo che per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso sia la base su cui [ognuno] organizzi il proprio progetto di vita, crei la propria famiglia". "La variabilità del posto di lavoro, l'incertezza, la precarietà... possono essere un pezzo della realtà che non puoi modificare, ma per me l'obiettivo fondamentale è ancora, se possibile, la stabilità del lavoro, base della stabilità sociale... la possibilità di tirare su la famiglia, comprare la casa...".Il ministro, che più volte ha sottolineato gli aspetti critici della nuova organizzazione internazionale del lavoro che ha portato a delocalizzare una fetta importante della produzione nei paesi emergenti, sottolinea che la globalizzazione ha trasformato il posto fisso e creato tipologie di lavoro diverse. "Credo che sia stata fondamentale e costruttiva la legislazione che ha tenuto conto di questo processo cercando di organizzarlo nel modo migliore possibile", dice Tremonti. I segretari generali dei sindacati confederali italiani, presenti al convegno organizzato dalla Popolare di Milano, hanno commentato con sorpresa e incredulità le parole del ministro. "Parla come se fosse un nostro iscritto, forse a lui non fa piacere, ma è così" ha detto Luigi Angeletti, segretario della Uil. "Chiedete un commento sul tema a Confindustria", ha detto, invece, Guglielmo Epifani, segretario della Cgil.
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