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Presidente Pirovano, come nasce l’idea di questo progetto e quali risultati avete raggiunto dal 2009 a oggi?
Quella del “Prestito di soccorso” è un’iniziativa di responsabilità sociale con cui Banca Mediolanum rende tangibile e concreta l’inclusione finanziaria in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile e rispondendo al 1° obiettivo: lotta alla povertà e all’esclusione sociale.L’impegno della banca a sostegno del prestito di soccorso, con il patrocinio di Fondazione Mediolanum, ha portato finora all’erogazione di oltre 5 milioni di euro a favore di oltre 600 persone. In questi anni abbiamo stretto accordi con 15 Fondazioni associate alla Consulta Nazionale Antiusura “San Giovanni Paolo II” distribuite in tante regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Sardegna, Emilia Romagna, Lazio, Sicilia, Campania, Calabria, Puglia, Abruzzo e, appunto, la Toscana per un plafond rotativo complessivo di 4,4 milioni di euro. Il nostro è un gioco di squadra con le Fondazioni.
Concretamente quale attività svolgono le Fondazioni e i loro volontari?
Chi finisce nelle mani degli usurai difficilmente è recuperabile, per cui la prevenzione è fondamentale. La prassi è che quando queste persone in grave difficoltà si rivolgono al parroco o ai Centri di ascolto parrocchiali vengono segnalati alle Fondazioni che le affidano alla consulenza/assistenza tecnica, ma in alcuni casi anche psicologica, dei loro volontari. A quel punto scatta l’affiancamento e l’analisi della situazione debitoria. Non è un percorso rapido, perché queste persone arrivano con ferite profonde e dopo anni di sofferenze e difficoltà, per cui bisogna innanzitutto capire il loro dramma e trovare l’affinità che porta a conoscere la verità sull’indebitamento e la situazione finanziaria. Solo allora si può impostare un cammino di “soccorso”.
Che cosa avviene a quel punto?
Le persone in grave indebitamento possono dare una delega alle fondazioni che, se sussistono le condizioni, possono rilasciare le garanzie necessarie per accedere ai crediti bancari, utilizzando i fondi del Ministero dell’Economia e delle Finanze previsti dalla legge, oppure trattare direttamente con i creditori al fine di chiudere, dove è possibile, i rapporti a saldo e stralcio, magari per portare un debito iniziale di 50mila euro a 20mila. È chiaro che per chiudere queste operazioni bisogna avere esperienza, capacità e credibilità finanziaria. Poi bisogna trovare banche disposte a concedere un prestito. Noi abbiamo fatto una scelta di campo, concedendo finanziamenti alle persone individuate e accompagnate nel loro percorso dalle fondazioni.
A quali condizioni concedete il prestito?
In media a un tasso dell’1,25% della durata di 5 anni (o poco di più) e senza garanzia. La percentuale di rimborso è intorno al 90%. La persona apre un conto corrente in Banca Mediolanum, è seguita da un family banker, usa la carta di debito e non quella di credito e non fa finanziamenti. In questo modo facciamo anche educazione finanziaria sul campo.
Come si possono diffondere su più larga scala negli istituti di credito questo genere di attività?
Molte banche portano avanti attività di responsabilità sociale. Certo, le fondazioni antiusura hanno bisogno di più banche che operino con convinzione condividendo i valori dell’inclusione finanziaria. Mi ha colpito una frase pronunciata dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta agli operatori finanziari riuniti all’Assiom Forex di Genova la scorsa settimana: “La sfida più difficile, e quella che più rileva per i suoi effetti sull’economia reale, rimane la gestione dei finanziamenti a clienti in difficoltà ma con prospettive di ripresa”. Ecco, la nostra esperienza lunga 15 anni ci dice che le persone che seguono questo percorso con le le fondazioni antiusura rientrano proprio in questa categoria. La sfida per le banche deve essere una sola: questi soggetti vanno sempre accompagnati, mai abbandonati.
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