Nessuna intesa al ministero del Lavoro tra la Berco, azienda del gruppo Thyssenkrupp e i sindacati. La Berco ha respinto la proposta di mediazione del ministro Giovannini e ha confermato i 611 esuberi e la chiusura dello stabilimento di Busano Canavese (TO). Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo hanno chiesto con la Regione Emilia Romagna che l'azienda apra al confronto dopo il suo no. Protestano i sindacati, che annunciano uno sciopero a oltranza e azioni legali contro gli esuberi."La rottura che si è consumata al tavolo di Berco appare assolutamente incomprensibile e giustificabile". Lo evidenziano le segretarie nazionali dei sindacati dei metalmeccanici Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil, che fanno "un ultimo e estremo appello" all'azienda perché "si fermi e rifletta sulle conseguenze; in caso contrario reagiranno duramente contro una linea irresponsabile che punta più alla difesa delle prerogative del management, che non alla difesa del patrimonio industriale e umano rappresentato dalla Berco". Sarà "sciopero a oltranza fino alla modifica delle posizioni aziendali", che verrà ratificato nelle assemblee che oggi sono convocate in tutti e quattro gli stabilimenti di Copparo (FE), Castelfranco Veneto (TV), Busano Canavese (TO) e Sasso Morelli (BO). La Berco, spiegano i sindacati, "ha mantenuto fino all'ultimo minuto la posizione unilaterale assunta al momento della apertura della procedura di mobilità: 611 esuberi che in ogni caso, anche nel caso di ricorso ad un anno di Cigs, se ne dovevano andare e per i quali pretendeva un consenso sindacale. Azzeramento della contrattazione aziendale. Nessuna rotazione. Disponibilità a erogare incentivi ai volontari e licenziamento di tutti gli altri con la medesima procedura e in costanza di Cassa integrazione in spregio alle leggi e alle normative sulla stessa"."A nulla sono servite le pressioni sulla multinazionale Thyssenkrupp controllante il gruppo Berco da parte del governo italiano per il tramite di quello tedesco; a nulla è servito il lavoro paziente e competente del Ministero del lavoro e dello Sviluppo economico ai suoi massimi livelli, insieme al presidente della Regione Emilia-Romagna e alle altre Istituzioni locali; a nulla infine è servito l'estremo e sofferto tentativo delle organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm che hanno proposto un percorso di garanzia per l'azienda circa la gestione degli esuberi e un intervento significativo anche se non totale sulla contrattazione aziendale". L'azienda, in sostanza, "ha rifiutato tutte le proposte e ha pervicacemente seguito la strada della rottura". "La strada intrapresa dal management aziendale, con la sostanziale copertura di Confindustria rappresentata dal suo direttore generale, è quella della brutale iniziativa unilaterale che danneggerà non solo i lavoratori ma anche la stessa azienda che avrebbe bisogno di un processo condiviso di ristrutturazione e di riorganizzazione", insistono i sindacati. L'azione aziendale, tra l'altro, "è fuorilegge: il mancato pagamento da maggio delle retribuzioni aziendali è fatto in violazione dei contratti e delle norme di legge; la pretesa di licenziare alla fine della Cassa tutti i lavoratori con un accordo contestuale alla Cassa stessa è vietata dalle norme sulla medesima Cassa integrazione". "Adesso con un'azione di ricatto sui lavoratori, senza più la copertura della Cassa integrazione, il management Berco proverà a ottenere unilateralmente i risultati in termini di tagli che non haaccettato di concordare e limitare".