L'ambasciatore italiano a Berna sarà convocato dalle autorità svizzere che hanno reagito oggi alle perquisizioni condotte ieri in Italia da agenti della Guardia di Finanza e dell'Agenzia delle Entrate in 76 filiali diistituti finanziari svizzeri. Il ministro degli Interni elvetico, Pascal Couchepin, ha definito l'operazione "un atto discriminatorio" e una "razzia" nei confronti delle banche elvetiche. La situazione "ci preoccupa", ha aggiunto citato dall'agenzia di stampa svizzera Ats. La Svizzera - ha annunciato il portavoce del governo elvetico - convocherà l'ambasciatore italiano a Berna, dovrà fornire spiegazioni "su un'azione percepita come discriminatoria dal Consiglio federale (governo)".Il blitz aveva suscitato anche la perplessita e l'indignazione dell'Associazione svizzera dei banchieri. "Siamo sorpresi dai metodi usati dalle autorità italiane", aveva reagito un portavoce. "Secondo noi queste perquisizioni mirate solo alle banche elvetiche o alle loro filiali con contatti in Svizzera sono discriminatorie. Non si può accettare il fatto che vengono sospettate solo perché svizzere", ha detto il portavoce dell'Associazione Thomas Sutter citato dalla radio svizzera italiana.
Lo scudo fiscale e la reazione svizzera. Il blitz è giunto inaspettato proprio il giorno in cui il presidente di turno della Confederazione elvetica e ministro svizzero delle finanze affidava a un grande quotidiano italiano un messaggio di dialogo e di apertura per placare le tensioni tra Italia e Svizzera legate allo scudo fiscale. "Desidero evitare un confronto tra i nostri due Paesi se questo non è necessario", affermava il ministro svizzero Hans-Rudolf Merz nell'intervista pubblicata ieri da
Il Sole 24 ore.In Svizzera, lo scudo fiscale italiano desta preoccupazione soprattutto in Ticino. L'esecutivo del cantone svizzero ha d'altronde recentemente scritto al ministro Hans-Rudolf Merz per chiedere "energiche contromisure" da parte del governo svizzero e qualcuno ha ventilato uno stop ai ristorni delle imposte prelevate dalle buste paga dei frontalieri italiani. Ma Merz ha detto di preferire il dialogo con Roma sulla cooperazione fiscale a possibili ritorsioni. Il ministro elvetico ha tuttavia sottolineato che la Svizzera "non è un paradiso fiscale" e non deve figurare su nessuna black list. E a una domanda sulle misure come le telecamere alle frontiere e l'invio di agenti di polizia per presunte indagini in Svizzera, Merz ha chiaramente risposto che si tratta di misure "inaccettabili che non contribuiscono allo sviluppo di buone relazioni tra i nostri due Paesi. Sono metodi di uno stato di sorveglianza". "Viviamo in un continente libero. Noi abbiamo fiducia nei nostri cittadini. Non presupponiamo a priori che i nostri cittadini siano dei truffatori", ha aggiunto.