Charles Mitchel, Xi Jinping e Ursula don der Leyen al termine del primo inconro a Pechino - Ansa
Un dialogo necessario ma estremamente complicato quello tra Unione Europea e Cina, soprattutto se si parla di commercio ed economia. Un “dialogo tra sordi” lo aveva definito Josep Borrell lo scorso aprile nel corso del 23esimo summit tra Pechino e Bruxelles. A riannodare i fili - questa volta con un vertice in presenza, il primo dopo la lunga pausa imposta dal Covid - resi sempre più intricati dalla situazione politica con la guerra in Ucarina e il medio Oriente in fiamme, ci provano i vertici comunitari Ursula von der Leyen e Charles Michel, accompagnati proprio dall'alto rappresentante Ue per la Politica estera Borrell che sono volati in Cina ieri per verificare la disponibilità al compromesso di un colosso economicamente meno florido di qualche tempo fa, come confermato dall'outlook negativo di Moody's. E' iniziato così stamattina un vertice complesso sul cui esito a Bruxelles regna la massima prudenza.
I dossier che dividono l'Ue e la Cina sono diversi, primo fra tutti quello delle relazioni commerciali: l'Europa è stanca di quello che considera un rapporto iniquo, Pechino ha già fatto sapere che un cambio di rotta sull'export da parte dell'Ue sarebbe "privo di senso".
Von der Leyen: squilibri da correggere. L'incontro tra von der Leyen, Michel e il presidente cinese Xi Jinping è iniziato in mattinata, seguito dal 24/o summit vero e proprio, presieduto dai vertici Ue e dal premier cinese Li Qiang. Le prime dichiarazioni ufficiali sono all’insegna della collaborazione, ma con precisi distinguo. La presidente von der Leyen ha messo l’accento sugli squilibri tra le due realtà che devono essere corretti. “La Cina è il più importante partner commerciale dell'Ue, ma ci sono chiari squilibri e differenze che devono essere risolti". Su X von derl Leyen aveva definito il rapporto tra la Ue e la Cina “un rapporto economico e geopolitico significativo ma complesso”.
L'appello di Xi: fiducia politica, evitare le interferenze. La Cina e l'Ue devono rispondere "d'intesa alle sfide globali" ha detto il presidente Xi sollecitando il "lavoro congiunto per arrivare alla fiducia politica" e chiedendo di “intensificare" gli sforzi per "essere partner in una cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Notando che il 2023 ha segnato il ventesimo anniversario del partenariato strategico globale Cina-Ue, Xi ha parlato di "nuovo punto di partenza delle relazioni" e della necessità di ridisegnarle nell’ottica di un “partenariato strategico globale" ma ha anche messo l’accento sulla necessità di “evitare vari tipi di interferenze”.
Le questioni commerciali aperte dalle auto elettriche alle sanzioni alla Russia. Ma c'è un altro punto delicato che la Ue solleverà: l'aggiramento delle sanzioni alla Russia con la quale la Cina sta facendo affari d'oro. A Bruxelles c'è chi vorrebbe estendere le sanzioni alle aziende cinesi che esportano materiali dual-use. La strategia del de-risking (vale a dire la riduzione del rischio dell’eccessiva dipendenza dalle catene di approvvigionamento cinese) messa in campo dalla Commissione così come l'indagine anti-dumping sulle auto elettriche prodotte in Cina hanno già scaldato gli animi. Pechino oggi ha messo in guardia l’Unione europea contro i controlli sull’export di prodotti ad alta tecnologia: «Non ha senso che Bruxelles punti da una parte ad accrescere la sua quota di mercato in Cina e dall’altra imponga restrizioni sull’hi-tech», ha detto il portavoce degli Esteri Wang Wenbin.
Deficit commerciale con la Cina sale a 400 miliardi di euro. La preoccupazione per la sovraccapacità produttiva cinese è alimentata dai dati che mostrano come le banche statali abbiano tagliato i nuovi prestiti al settore immobiliare cinese, afflitto dal debito, e stiano puntando a settori come quello dell'high-tech e dei veicoli elettrici. A ciò si aggiunge la dipendenza quasi totale che finora ha avuto l'Ue rispetto alla Cina sulle materie critiche. Nel 2022 il deficit commerciale europeo con la Cina è schizzato a 400 miliardi di euro dai meno di 200 dell'epoca pre-Covid. L'Ue è il secondo partner commerciale cinese nei primi 11 mesi dell'anno, alle spalle dei Paesi dell'Asean. Le esportazioni verso Bruxelles sono diminuite del 5,8% annuo, mentre quelle verso gli Stati Uniti sono scese dell'8,5%.
I temi politici e il monito su Taiwan. A Pechino non si parlerà solo di relazioni economiche. Von der Leyen e Michel torneranno a chiedere a Xi di "usare la sua influenza" su Vladimir Putin per fermare la guerra in Ucraina e domanderanno anche un maggior coinvolgimento umanitario per la guerra a Gaza visto che la Cina è membro del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ci sono poi le tensioni su Taiwan. L'Unione europea è "attenta alla situazione in Asia. Siamo preoccupati per le crescenti tensioni nello Stretto di Taiwan e nel mar Cinese meridionale e, come sapete, ci opponiamo a qualsiasi tentativo unilaterale di modificare lo status quo attraverso la forza o la coercizione" ha detto il presidente del Consiglio europeo Michel nell'incontro con Xi Jinping.
L'uscita italiana dalla via della Seta ha irritato Pechino. Tra gli elementi critici che restano sullo sfondo la decisone dell’Italia di abbandonare la via della Seta, ufficializzata ieri dal governo Meloni. "La Via della Seta è un'iniziativa di successo e la più grande piattaforma al mondo di cooperazione tra Paesi" ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, rispondendo a una domanda sulla decisione dell'Italia di lasciare la Belt and Road Initiative (Bri), comunicata di recente alla parte cinese. "La Cina si oppone alla denigrazione e al sabotaggio dell'iniziativa", così come al "confronto tra blocchi", ha aggiunto Wang nel primo commento ufficiale della Cina sulla vicenda, ricordando i 150 Paesi, "inclusa l'Italia", che hanno partecipato al terzo Forum Bri di metà ottobre.