giovedì 19 settembre 2024
In arrivo nuovi criteri obbligatori per la costruzione e la manutenzione. E il riciclo dei pneumatici offre un materiale che può migliorare la qualità dell'asfalto
Strade colabrodo: un decreto (e un'idea) contro le buche
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Dire che un decreto possa risolvere il problema delle buche stradali pare quasi utopistico ma almeno è stato fatto un passo in avanti rispetto al presente. Un decreto ministeriale, il numero 279 - pubblicato il 23 agosto 2024 sulla Gazzetta Ufficiale e che entrerà in vigore il 21 dicembre - cambia le regole, introducendo criteri più stringenti per le nuove strade e per la loro riparazione che dovrebbero tradursi in un miglioramento della durata nel tempo. E’ sotto gli occhi di tutti la drammatica situazione delle buche, causa di danni (spesso gravi) ai veicoli e di incidenti anche mortali. Ci sono dati illuminanti sul tema come i quasi 300 mila euro l’anno messi nel bilancio 2024 dal Comune di Torino per risarcire le vittime dei probabili sinistri durante l’anno in corso o le circa 10mila cause intentate nel 2023 contro il Campidoglio da chi viaggia per Roma. Per la cronaca, circa il 75% vengono vinte dai danneggiati con un esborso ormai milionario da parte dell’Amministrazione Comunale.

Per tentare di migliorare la situazione, il provvedimento varato introduce nuovi CAM (Criteri Ambientali Minimi) per l’affidamento dei servizi di progettazione, costruzione e manutenzione delle strade. In particolare per quelle nuove e gli interventi di risanamento profondo delle pavimentazioni già esistenti, si dovrà garantire una vita utile del manto di almeno venti anni. Per i risanamenti superficiali, invece, la durata teorica deve essere di almeno cinque anni. Il decreto si applica per la costruzione, manutenzione e adeguamento di oltre 167.000 km tra autostrade, strade extraurbane principali e secondarie e strade urbane di scorrimento. Si parla di un valore economico che la Legge di Bilancio 2022-2024 fa ammontare a 10,8 miliardi di euro.

Va sottolineato che la durata e la qualità maggiore possono significare anche maggiore sostenibilità, perché si legano a doppio filo con l’utilizzo di materiali innovativi tra cui spicca il polverino di gomma riciclata, ottenuto recuperando i pneumatici fuori uso. Proprio in questa direzione, la società consortile Ecopneus è attiva da oltre un decennio, durante il quale ha commissionato studi, analisi e ricerche. Università e laboratori hanno dimostrato come il polverino di gomma riciclata sia un materiale valido: la gomma di cui è costituito lo pneumatico, infatti, è una miscela di polimeri di altissima qualità che aggiunta al bitume o al conglomerato bituminoso consente lunga durata, riduzione della rumorosità (fino a 3,5 dB) e maggiore aderenza al suolo per la vettura.
Questa soluzione è ampiamente usata negli Stati Uniti e in diversi Paesi Europei (come Austria, Spagna, Portogallo) ma l'utilizzo in Italia è ancora limitato a circa 900 km sull’intero territorio. «Eppure l'utilizzo di materiale riciclato - dice Giuseppina Carnimeo, direttore generale di Ecopneus - sarebbe una soluzione vincente per le amministrazioni riducendo i costi di manutenzione, le emissioni di CO2 e il rumore da rotolamento nelle strade». Ma soprattutto, aggiungiamo, porterebbe a un meritorio aumento del tasso di sicurezza per gli automobilisti, visto il contributo determinante alla integrità del manto stradale.

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